Il Signore delle cento ossa

Mi capita con buona frequenza di seguire dei consigli di lettura dei miei clienti. A volte li vedi così convinti di un libro che, se non l'ho letto o magari non l'ho nemmeno sentito nominare, almeno per senso di colpa lo ordino e lo leggo.
Una cosa del genere mi è capitato con questo libro: il problema è che il cliente non mi aveva detto che era un giallo, io l'ho preso in mano e non ho letto il risvolto e l'ho iniziato. Ho capito presto che era un giallo ma ormai lo avevo iniziato e non sono più riuscito a metterlo giù finchè non l'ho finito.
Io i gialli non li leggo.
Non è snobismo il mio, non è che leggo solo letteratura alta, io leggo anche le istruzioni della lavatrice e la composizione dello shampoo (in determinate situazioni). Il mio problema con i gialli è che leggendoli mi annullo: non sento più fame nè sonno, cerco di non lavorare e di non avere rapporti sociali fino a che la lettura non è finita. Visto questo rapporto di dipendenza, tempo fa ho deciso di smettere, come si fa con le sigarette e devo dire che sono abbastanza bravo nel mio proposito.
Questo libro invece mi ha colto con le difese abbassate: letto tutto d'un fiato e sono qui a trattenermi dal cercare le altre storie del tenente Bora.
E' da consigliare agli amanti dei gialli e dei romanzi storici: siamo poco prima della seconda Guerra Mondiale, in Germania e il protagonista di questo libro è un giovane ufficiale dell'esercito tedesco che lavora per il controspionaggio e che, come primo incarico, deve tenere d'occhio i partecipanti a una incontro trilaterale Germania Giappone Italia su aspetti militari e industriali, alla ricerca di una spia che collabora con gli Stati Uniti, chiamata Signore delle cento ossa. I delitti non mancano, i colpi di scena nemmeno, è un florilegio di citazioni  e notizie relative alle diverse culture soprattutto quella giapponese. Su tutto vince la trama e il protagonista.



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