Il tempo è proprio un bastardo, come dare torto a Jennifer Egan e ai suoi personaggi?
Questo libro ha vinto il Pulitzer per la narrativa nel 2011, è un libro che parla di musica e questo lo si capisce subito dalla copertina: tutti buoni motivi per leggere questo libro.
La storia è semplice: ci sono due personaggi principali, Bennie Salazar, di origini messicane, che fa il produttore musicale, e Sasha, la sua assistente. Il libro racconta la loro vita, dall'adolescenza fino alla meza età e anche oltre, spaziando dagli anni '70 fino ad un prossimo futuro. Se la storia è semplice, non lo è il modo scelto da Egan per raccontarlo: il lettore viene condotto attraverso tante storie, ogni capitolo è un racconto, con un suo protagonista diverso. Solo nel primo capitolo la "cinepresa" della scrittrice è vicina a Sasha e nel secondo a Bennie, per farci vedere le cose come loro le vedono. In tutti gli altri capitoli Egan seguirà altre vite, altri personaggi che direttamente o indirettamente avranno a che fare con Sasha e Bennie; il libro finirà con il penultimo capitolo dedicato a Sasha e l'ultimo a Bennie.
Oltre a questa messe di personaggi, Egan ci trasporta avanti e indietro nel tempo: i primi due capitoli sono nel presente, poi il lettore troverà Bennie ragazzino con il suo grande amico Scotty che suonano in una band e avranno la loro prima grande occasione e poi i salti avanti e indietro nel tempo diventeranno normali.
I racconti di Egan ci riservano anche qualche sopresa stilistica: il capitolo 9 , Un pranzo di quaranta minuti, sembra un omaggio a Forster Wallace, il capitolo 12, Le grandi pause del rock, è scritto come una presentazione in Power Point: la mia prima reazione è stata di ribrezzo, quando poi ci sono arrivato leggendo i capitoli che lo precedono, me lo sono gustato.
Il tempo è proprio un bastardo e la Egan è proprio brava: nonostante la struttura così composita del romanzo o forse grazie proprio a questo mosaico di personaggi, il libro risulta di gradevolissima lettura.
Il protagonosta non personaggio di questo romanzo è la musica: è una presenza costante, praticamente tutti i personaggi hanno a che fare con la musica, ma non è un romanzo per patiti della musica. I riferimenti sono costanti ma blandi, l'autrice non cerca facili consensi parlando di gruppi musicali o solleticando la nostalgia della buona musica andata. Per questo penso che per Egan parlare di musica sia un modo per parlare della nostra società contemporanea, come per altri scrittori del passato parlare di guerra era un modo per parlare della loro società. La musica come esempio azzeccato della nostra società di consumi, anche questa con i suoi periodi, le sue età dell'oro e i brutti momenti presenti e quelli peggiori a venire. Infatti l'altro protagonista di questo romanzo è il marketing, come fare a vendere meglio e di più qualsiasi cosa, che sia promuovere un nuovo disco, far tornare in pista un musicista ormai bollito o far vedere sotto una luce umana un dittatore sanguinario poco importa. L'importante è vendere, fino ad arrivare ad un prossimo futuro dove l'espressione intrinsecamente sbagliato fa parte di un armamentario di morale fossilizzata.