Devo ancora riuscire ad abituarmi alla cosiddetta autofiction. Che ci sia sempre qualcosa dell'autore in ciò che scrive è inevitabile. Che l'autore diventi il protagonista con il suo nome di racconti di fantasia, ecco, questo mi fa ancora un po' strano, specialmente quando l'autore lo conosco come Cristiano e me lo vedo, me lo immagino nelle storie che ha scritto.
Pur sapendo di questo "gioco" , leggendo il racconto Ricordi e-scomparse, ambientato in una Amsterdam molto su di giri, mi sono domandato se quello che succede al protagonista è realmente successo a Cristiano Dorigo: troppa droga e troppo sesso, le cose non quadravano...
Questa nuova raccolta di racconti spiazza un po' perchè c'è sempre questo io narrante, molte volte questo io si chiama Cristiano e sembra sempre la stessa persona, presa in diversi momenti della sua vita: giovane scapestrato che va ad Amsterdam per una breve vacanza all'insegna dell'eccesso e torna con qualcuno in meno e qualche, poca, conoscenza di sè in più; ormai non più giovanissimo costretto al lavoro in supermercato, preziosa descrizione della vita di chi in queste chiese della nostra modernità è pagato per rendere remunerativa la nostra esperienza di clienti; uomo anziano, ormai in pensione, che in una lettera al presidente (del consiglio) racconta la sua vita.
La cifra dell'autore non lascia spazio a grandi respiri, la frasi sono corte, l'ancoraggio è alla realtà spicciola, a ciò che si tocca e si vede, la riflessione sul sè è negata oppure è tentata per farne vedere l'inutile risultato: è una prosa che meglio di qualunque altra cosa rende l'idea del misto di attrazione e repulsione verso questi personaggi, questi homines sapientes del nord est.
Penso che una delle frasi di questo libro sia giusta come augurio allo scrittore, per arrivare ad un romanzo che lasci alle spalle questo homo sapiens e prenda il volo:
Sveglia! Abbiamo una sola vita! Perchè allora non goderla fino in fondo, gustarla ogni momento senza giudizi e preoccupazioni?