Dopo quella di Shelley Jackson,
un’altra raccolta di racconti sul corpo. Più che racconti sono
tappe, diario di bordo, appunti, trascrizioni di esperimenti, di
un’educazione al piacere, al desiderio, come dichiara il titolo.
Slavina, al secolo Silvia Corti classe
1977, ci offre un modo di guardare il corpo e il piacere.
Sperimentazione, linguaggio esplicito, assenza di peli sulla lingua
(dipendentemente dallo stadio di avanzamento dell’esperimento),
fluidità – di pensiero, di ruoli, di genere – come per Shelley
Jackson, ho pensato, e con sollievo, qualcuno che non teme di usare
le vocali e metterle al loro posto.
Il libro, che può piacere o meno, che
può rispecchiare o meno la propria idea di erotismo, secondo me, ha una nota
molto positiva, l’onestà. È onesto perché contribuisce a
riempire quel bagaglio ancora troppo esiguo di riferimenti. Se le
realtà – le sfaccettature delle realtà – e le combinazioni possibili sono molteplici, ne consegue, a mio parere, che anche le
rappresentazioni lo siano e senza edulcorazioni o filtri o placet da
parte del sentire dominate. Se il tuo cibo prediletto sono le patate
è dura leggere solo ricette a base di salame. Naturalmente parlo di
cibo. Dall’amore ai tempi della TAV a quello barely legal tra una
donna adulta ed un appena diciottenne, alle storie di corpi in transito, al
dolore per un amore zombie, dalle dark room a luoghi più e meno
comuni, c’è da divertirsi, da pensare e da indossare, appunto,
sempre nuovi occhi.
Un'idea?
Mi sembrava un errore epistemologico cominciare a sperimentare la sessualità penetrativa fallica con il cazzone che qualsiasi maschio medio avrebbe desiderato possedere. Era il mio primo pene e non volevo che diventasse, tra le mie gambe, un’arma che non ero in grado di controllare.
Ho ritenuto necessario un passaggio di crescita intermedio, per comprendere e assecondare meglio il mutamento nella percezione del mio corpo e delle sue funzioni attraverso l’uso della protesi. […]
E in questi giorni sono come un adolescente, perennemente alla ricerca di pertugi in cui entrare e senza l’ansia da prestazione della qualità e durata dell’erezione. Il mio cazzo di gomma non si offende, non si deconcentra, non si stanca. È piccolo, combattivo e non tradisce. È un amico su cui posso sempre contare.
courtesy by Sabina Rizzardi