NUVOLE di Gilles Clément


Ai lettori

Nuvole è un diario di babordo tenuto tra Le Havre e Valparaiso dal 18 settembre al 18 ottobre 2004.

La Monteverde è una nave cargo portacontainer tedesca battente bandiera di Antigua. Raggiunge il Cile in trentadue giorni partendo da Amburgo con tappe a Bilbao, Kingston (Giamaica), Cartagena (Colombia),  Manzanillo (Panama), Buenaventura (Colombia), Guayaquil (Ecuador), Callao (Perù) e Valparaiso. Può trasportare il carico di cinquecento camion semirimorchiati, misura 207 metri di lunghezza e 30 di larghezza. La potenza del suo motore è di 23.400 cavalli.


Nuvole affronta le relazioni che intercorrono tra il giardiniere e il cielo delle meteore. Tra tutti i fenomeni che agiscono sulla natura la meteorologia resta il più inafferrabile, quello che l'uomo, a dispetto dei tentativi, non riesce a indirizzare a suo piacere.
È anche quello che modella i climi, le flore, i paesaggi. 
È infine quello che ricopre il pianeta con un unico slancio, assicurandoci di una realtà ancora vacillante per le ragioni [...].

Il paesaggista Gilles Clément lavora con la terra e parla di nuvole.
Anni fa, durante il mio percorso di studi, all'ultimo corso di progettazione architettonica, ricordo le parole di un urbanista invitato alla lezione. Area di progetto Trento, montagna dunque. La sua proposta di riqualificazione l'arcipelago, forma e concetto, a sottolineare la necessità di connessione tra un intervento e l'altro, all’interno del tessuto cittadino, attraverso il tempo. Il bello arriva quando racconta la risposta dell'amministrazione comunale: un progetto che parla di arcipelaghi, in riferimento ad un contesto montuoso, non è accettabile.
Gilles Clément - con i suoi giardini, in movimento e planetario, con il suo manifesto del terzo paesaggio - fatto di spazi nuovi ai bordi delle attività umane, nelle aree industriali dismesse, tra le erbacce di aiuole spartitraffico, sul tetto superiore della nave cargo Monteverde - avrebbe colto lo slancio. 
È di connessione (del fare connessioni) che parla questo libro, di dialogo con la complessità, di movimento, di apprendimento, di osservazione, di spostamento sempre più avanti dell’orizzonte, di elaborazione, di organismo, di sistema (caotico), di progetto, di dettaglio, mare dopo mare, cielo dopo cielo.

È un diario, un racconto, un libro di viaggio, di architettura, di meteorologia, di poesia, una postazione nelle terre di confine; come scrive Michael Chabon, in merito al racconto breve, a pagina 25 di Mappe e Leggende, nei luoghi in cui si incontrano entità incommensurabili: mare e terra, montagna e pianura, costa e deserto. [...] dove c'è l'azione, e l'azione si trova nei confini tra le cose.
Osserva Clément: 
Fissando l’oceano, i piani di riferimento spariscono. Il vento spiana le onde; la schiuma ripartita in uguale densità fa del mare un tessuto mosso senza autentica prospettiva. La sensazione di distanza nasce dalla profondità delle linee fino all’orizzonte, ma quest’idea – di distanza - si esaurisce nel campo circolare della visione. Senza riferimenti fissi, non c’è distanza.
La meccanica del progetto può essere assimilata a ciò che per la fisica è un cambiamento di stato, al quale si accompagna una liberazione di energia. Concepire stanca.

Questa ginnastica, come altre all’opera nel processo di creazione, presuppone salti concettuali congrui ai salti di scala. La progressione va insieme a soluzioni di continuità, interruzioni autorizzate in rotta con la routine accademica. Ha più a che fare con le deduzioni ottenute per analogia, allontanandosi dalle guardie del corpo della logica ordinaria. In questo modo, rimanda a quegli antichissimi processi di immagini che si legano tra loro attraverso funzioni affini o metafore di quelle funzioni.
Tra mare e cielo, Jean-Baptiste Lamarck (1744-1829), scienziato francese, primo a catalogare le nuvole e a dar loro un nome, primo a dire il legame tra terrestri, clima, spazio e tempo. Il modo di annunciare il bello e il cattivo tempo si rivolge ai cittadini organizzandone il tempo libero a partire dal sole. Il meteo si rivolge al mondo dei consumatori, dimentica i giardinieri, gli agricoltori, i medici a cui Lamarck indirizzava le proprie osservazioni e raccomandazioni. Solo il meteo marino, poema oscuro e cosparso di ettopascal, va diritto ai naviganti del mare e del cielo. Ci s’immagina che i dispositivi volanti godano degli stessi dettagli; il comune mortale non ha invece diritto a informazioni oggettive. Bisogna motivarlo adattando il linguaggio a quello dei supermercati, niente più.

Che cos’è una nuvola?
Nuvola: aggregato di micro-goccioline in sospensione. Le gocce sono il risultato di una condensazione attorno a una particella. Senza particella – senza «impurità» - la condensazione non avviene. [...] Una nuvola non va considerata solo come acqua allo stato di vapore, di rugiada, ma come un insieme complesso, impuro e informato.
È possibile trovare informazioni sul peso. Il più piccolo stratus pesa migliaia di chili. Un tranquillo cumulonimbus incus supera i milioni di tonnellate. Così l’incudine del cielo è infinitamente più pesante di un’incudine da fabbro di non oltre cinque chili. Ma fluttua.
Sapete che si può fare giardinaggio con le tempeste? Che esiste chi coltiva le nuvole? Come si chiamava la sedia di Neruda nella sua casa di Valparaiso? O che la storia è la negazione del giardino?

Ne Il breviario di un vinto, Cioran va a fondo della genesi occidentale: «Se vivessimo nei giardini, la religione non sarebbe possibile. La loro assenza riaccende la nostra nostalgia del paradiso. Uno spazio senza fiori né alberi fa alzare gli occhi al cielo e ricorda ai mortali che il loro primo antenato abitò di passaggio l’eternità, all’ombra degli alberi [e delle nuvole].

La storia è la negazione del giardino».
Potremmo mai cambiare cosmo? Se il giardino si situasse nella densità del tempo condiviso dall’uomo, la malinconia per il desiderio d’esistere lascerebbe il passo al solo fatto di esistere.

courtesy by Sabina Rizzardi








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