Continuo il filone russo. Dopo Limonov e San'kja arrivo ad un altro
libro, un altro genere ma sempre lo stesso argomento: la russia e i russi di oggi, la loro condizione come risultato di settanta
anni di comunismo e venti anni di altro (sono già passati ventidue anni
da quando Gorbacev si è dimesso!).
In Limonov la Russia e l'Urss
sono visti attraverso la vita di Limonov stesso ma l'autore è un
occidentale che fa di tutto per non avere lo sguardo da occidentale,
quando ce l'ha lo dichiara e cerca di giustapporre anche lo sguardo del
russo, non necessariamente di Limonov.
In San'kja autore e
protagonista in qualche punto si confondono, sono entrambi russi
ed entrambi con esperienza del partito nazionalbolscevico. Un' infanzia
passata in Urss e lo sconvolgimento della fine del regime e la nascita
della Russia che li prende nel pieno dell'adolescenza: lasciati, oltre
che senza padre, senza alcun punto di riferimento esterno, tutto in
movimento. Il punto di vista di Prilepin è un punto di vista
assolutamente interno, che non vuole spiegare ma semplicemente far
vedere, non è alla ricerca di motivazioni ma tiene incollato il lettore
alle vicende di questi giovani disadattati.
Susanne Scholl è una
giornalista austriaca con una lunga frequentazione dell'Urss prima e
della Russia poi. Ci va da studentessa e poi da giornalista. Ha modo di
vedere il prima e il dopo, ha occasione di conoscere molte persone e
grazie anche al suo mestiere di poterle conoscere a fondo. Il suo non è
uno sguardo superficiale, non è quello di un turista, la sua analisi è
profonda e molto spesso coglie aspetti importanti della vita, passata e
attuale, dei russi. Ma il suo è comunque uno sguardo irrimediabilmente
esterno e occidentale. Questa non è una critica, solo una constatazione:
il libro è composto da interviste a persone e/o racconti di singoli
episodi di vita russa. Alcune di queste persone sono persone famose o almeno conosciute, altre sono persone "della strada", persone che Scholl conosce per i motivi più disparati: c'è la famiglia Erofeev (Viktor Erofeev è uno scrittore pubblicato anche in Italia), c'è la taxista che l'accompagna in macchina per le strade di Mosca, c'è il tecnico del suono che lavora con lei, c'è la venditrice di tovaglie di lino del mercato all'aperto. In tutte queste interviste l'intervento di Scholl è netto, non è solo un riportare a noi lettori l'esperienza raccolta da questi "testimoni" russi, è un 'occhio da giornalista che sa dove guardare e una voce forte e chiara quando c'è da denunciare.
Fra i tanti spunti che ci sarebbero nel libro, ne ho scelti due che sento più vicini.
Uno è la mancanza del padre nella società russa: la Scholl lo fa notare in diversi punti, la sua non è una ricerca statistica ma molte delle persone che animano le pagine delle sue interviste sono orfani almeno di fatto. Padri che sono partiti per la guerra e non sono tornati, o sono tornati con un'altra famiglia, padri che sono stati incarcerati, padri semplicemente assenti e disinteressati alla famiglia. Non una sola generazione ma generazioni di russi cui la mancanza del padre, come figura e come presenza fisica, ha segnato e condizionato la vita. Nel nostro mondo occidentale e privilegiato la svalutazione, morale e sociale, della figura paterna comporta insicurezza e mancanza di riferimenti per i giovani ma in una Russia senza padri e senza partito che ne faccia le veci, i giovani risultano del tutto allo sbando: risulta più chiaro il successo del partito nazbol fra i giovani, anche il protagonista di San'kja è segnato dalla morte del padre.
L'altro episodio che segnalo è raccontato nell'intervista a Alla Gerber della Fondazione per l'Olocausto a Mosca. "lo scopo della Fondazione per l'Olocausto è quello di ricordare le vittime e di impegnarsi per impedire che tali atrocità si ripetano. [...] tra i suoi meriti [di Alla Gerber] annovera quello di aver sviluppato un programma insieme al coro ebraico moscovita, con il quale fa il giro delle scuole della capitale. I membri del coro sono solo in minima parte ebrei, ma propongono musica ebraica e cantano in maniera splendida. Dopo aver portato in diverse scuole il programma di racconti e canzoni, Alla è stata denunciata al Ministero dell'Istruzione, con l'accusa di aver girato per le scuole russe con un coro ebraico e aver diffuso idee sioniste."