Dieci dicembre di George Saunders

Favole moderne per adulti. Leggo questi racconti di Saunders e subito mi viene in mente un episodio di poche settimane fa: un mio conoscente, coetaneo, pure lui con due figli piccoli. Vederlo all'opera con suoi bimbi, vedere come li trattava male pur rimanendo nei confini del padre premuroso, penso sia stato il più bel regalo che potessi fare ai miei di figli: vedere lo stronzo che é in te riflesso in un tuo simile forse é il modo migliore per cambiare.
Saunders riesce a farci vedere i tanti stronzi che ci circondano e che non sono poi così tanto diversi da noi. I genitori , giusto per restare in tema, di Kyle che per il troppo amore su quell' unico figlio, per la troppa importanza che a quel figlio hanno dato, lo hanno mentalmente "violentato". La società, gli individui che compongono la società in quel racconto "Fuga dall' aracnotesta", che é una parabola del mondo post-post moderno e dove io ci leggo la possibilità che ognuno ha sempre di scegliere. Flebo?
Quando parlo di favole non è per sminuire ma per mettere in risalto la poca importanza data al realismo e la grande importanza del messaggio passando per racconti dove si mostra quello che sarebbe da evitare, dove il lupo é sempre presente, pronto a sbranarci.
Non c'è l'irrealtà della favola ma per fortuna c'é la lievità dell'umorismo, anche se è umorismo nero.
 
"Grazie di aver servito la patria", si sente ripetere Mike da tutti quelli che incontra, dopo esser tornato dalla guerra; "A casa" si chiama questo racconto, e questo refrain, questo ringraziamento ipocrita permette loro di mettere fra parentesi la vita di Mike e, poi, metterglielo in quel posto.


Proprio da questo racconto è tratto il brano che segue, un pezzo di bravura, di comicità dell'assurdo, se non si parlasse di oggi, di noi:
Erano gentili. Senza neanche una ruga. Quando dico che erano ragazzi, intendo che avevano più o meno la mia età.
- Sono stato via per parecchio tempo - , dissi.
- Bentornato - , disse il primo ragazzo.
- Dove sei stato? - , disse il secondo.
- In guerra? - , dissi, con il tono più ingiurioso che mi veniva. - Ne avete sentito parlare, no? -
- Certo -, disse il primo rispettosamente. - Grazie di aver servito la patria - .
- Quale? -, disse il secondo. - Non sono due? -
- Non ne è appena finita una ? -, disse il primo.
- C'è mio cugino, lì -, disse il secondo. - In una di quelle guerre. Almeno mi sembra. So che doveva partire. Non siamo mai stati molto legati -.
- Comunque grazie -, disse il primo, e mi tese la mano, e gliela strinsi.
- Io non ero favorevole - , disse il secondo. - Ma neanche tu sarai stato d'accordo -.
- Be' -, dissi. - Un po' sì -.
- Non eri o non sei favorevole? -, disse il primo al secondo.
- Tutt'e due le cose - , disse il secondo. - Ma ancora va avanti?-
- Quale? -, disse il primo.
- Quella dove stavi tu ancora va avanti? -, mi chiese il secondo.
- Sì -, disso.
- E va meglio o peggio, secondo te? -, disse il primo. - Cioè, secondo te stiamo vincendo? Ma che te lo chiedo a fare? In realtà non me ne frega niente, capito la cosa comica! -
- Comunque - , disse il secondo, e mi tese la mano, e gliela strinsi.
Erano così simpatici e aperti e bendisposti, così ... solidali, che uscii sorridendo [...].






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