Seduti
nel parco, guardando le fronde agitate dal vento, Pensa al tempo che
li separa e ai giorni che un vento distante si è portato via, La
mancanza d'aria pura, Il vento sembrava gemere nella luce che precede
le tenebre, In quel momento cominciò a soffiare il vento del nord,
Ricomincia a piovere e il vento porta gocce di pioggia sui tavoli, La
brezza notturna fugherà il caldo della giornata, Si sentono il vento
lugubre e il verso dei gufi, Ho sentito gli schiamazzi in mezzo alla
tormenta, Non si muoveva niente, né il vento né un'ombra né la
foglia di un albero, C'è molto vento, Il vento oscuro.
All'inizio
non me ne sono accorta, ma il vento serpeggia sempre tra le parole di
questi quattordici racconti e poi, mano a mano, s'insinua anche tra i
pensieri. Che ci sia davvero sempre il vento quando ci accade
qualcosa di definitivo? Il vento, che s'alzi o meno, è comunque
presente in queste pagine e, anche quando non c'è, lo è, forte, la
sua assenza. Messe una di seguito all'altra le frasi in cui il vento
compare, rendono bene l'atmosfera comune a tutti i racconti, di
qualcosa che non quadra, per esempio la natura innaturale, il circolo
vizioso del “divertimento”.
Il
nostro orgoglio sono i prati. Ne sorvegliamo la crescita, nutriamo le
radici con i fertilizzanti e sostituiamo i tagliaerba meccanici con i
nuovi modelli. Guidarli è il nostro piacere e il nostro riposo. La
domenica mattina e in certi pomeriggi soleggiati l'aria si riempie
del rumore delle nostre macchine elettriche. Abbiamo regole molto
precise. Chiunque superi di qualche millimetro il livello stabilito
subisce il rigore delle nostre leggi. Gli inquilini non avrebbero
dovuto offenderci in questo modo. Come se i loro atteggiamenti
precedenti non fossero stati già aggressioni alla buona volontà che
abbiamo sempre dimostrato, hanno violato la clausola più importante
del contratto: hanno lasciato crescere l'erba davanti alla loro casa,
hanno spezzato l'armonia dell'insieme […].
Quando ho letto “Qualcosa nell'oscurità” mi è venuto in mente il quartiere di recente costruzione, come tanti, in una città del lombardo-veneto, dove è andata ad abitare un'amica; non ci sono alberi ma solo condomini (edifici o persone non cambia, il cemento è lo stesso), dove non ci sono caffè ma, puntualissime, ditte preposte a tosare l'erba, ogni quindici giorni. L'erba, senza alberi, è una distesa perfetta, sempre ben tagliata e verde, nessuno può calpestarla, i cani non possono correre, figuriamoci fare pipì, perché ne corromperebbero l'omogeneità. E c'è un rumore infernale.
Nel “Parco divertimenti” tutto sembra. All'altra estremità dello zoo c'è il giardino botanico. Passate le serre, oltre il deserto finto e il non lago, dietro una curva sorge la foresta artificiale. Il luogo sembra essere pericoloso perché è sorvegliato da diversi poliziotti.
Quando ho letto “Qualcosa nell'oscurità” mi è venuto in mente il quartiere di recente costruzione, come tanti, in una città del lombardo-veneto, dove è andata ad abitare un'amica; non ci sono alberi ma solo condomini (edifici o persone non cambia, il cemento è lo stesso), dove non ci sono caffè ma, puntualissime, ditte preposte a tosare l'erba, ogni quindici giorni. L'erba, senza alberi, è una distesa perfetta, sempre ben tagliata e verde, nessuno può calpestarla, i cani non possono correre, figuriamoci fare pipì, perché ne corromperebbero l'omogeneità. E c'è un rumore infernale.
Nel “Parco divertimenti” tutto sembra. All'altra estremità dello zoo c'è il giardino botanico. Passate le serre, oltre il deserto finto e il non lago, dietro una curva sorge la foresta artificiale. Il luogo sembra essere pericoloso perché è sorvegliato da diversi poliziotti.
Scritti
una cinquantina d'anni fa, tra questi racconti brevi, asciutti e
calzanti, e calzano nonostante quel qualcosa che non quadra, ce ne
sono due, il primo e il terzo, che porto con me, dopo aver chiuso il
libro: “Il parco profondo”, dove seppellire scheletri
raffioranti, e “Il vento distante” che periodicamente risolleva
presenze credute lontane.
IL VENTO
DISTANTE di José Emilio Pacheco
traduzione di Raul Schenardi
traduzione di Raul Schenardi
edizioni
SUR
pag. 121
eur 14,00
Courtesy by Sabina Rizzardi