«Ho voluto scrivere un libro che andasse giù come l'acqua e facesse l'effetto del vino».
A Hacca Edizioni il merito di averci ridato, dopo tanti anni, "Il nuovo corso" di Mario Pomilio, romanzo pubblicato per la prima volta da Bompiani nel 1959. I fatti d'Ungheria del 1956 sono la base concreta di questa "favola".
Così si risolse. E appena ebbe dato l'ordine di sospendere ogni preparativo, si sentì addosso una strana calma e si mise di nuovo a far lo spoglio della corrispondenza. Tutte le lettere erano datate a uno, due, tre giorni innanzi, e a leggerle oggi, alcune almeno, avevano un sapore curioso, sembravano essere assai più antiche e venire addirittura da un mondo diverso [...]. Come tutto questo apparteneva al passato!
Un mondo può voler cambiare in un solo giorno? Quando c'è di mezzo il richiamo della libertà, sì. A dialogare con (la possibilità del) la libertà ci sono l'edicolante Basilio, Lazzaro il senzatetto, Alessio & C., il Trentacinque, il primario dell'ospedale, il direttore del carcere.
In una remota città di provincia d'un paese che potrebbe essere anche il nostro (allo stesso modo che quella città potrebbe essere stata o diventare domani la nostra città) ebbe luogo, il 5 ottobre d'uno di questi recenti anni, un fatto curioso e inspiegabile, una specie di sollevazione collettiva e incruenta, provocata non dall'opera d'agitatori politici, e tanto meno dal malcontento o dalla esplicita volontà di coloro che pure ne furono gli attori, bensì da un falso de «La verità», l'unico giornale che arrivasse nella nostra città, l'unico di cui del resto fosse autorizzata la stampa in un paese dove l'unico partito esistente (il Partito, anzi, così s'usava chiamarlo, allo stesso modo che si dice lo Stato, e spesso addirittura si diceva il Partito per dire lo Stato) aveva da tempo giudicata superflua la diffusione d'altri quotidiani.
Una lingua, quella di Pomilio, ricca, ricercata, musicale a cui non siamo più tanto "abituati". Durante la lettura de "Il Nuovo Corso" mi sono fermata spesso per chiedermi a cosa il mio essere stesse ripondendo. Così come alla libertà, mi sono detta, rispondiamo anche all'armonia e all'accuratezza. Mai più paura dei periodi lunghi! Un effetto di attesa ci pervade, ci trascina dentro il vortice delle parole e ci induce a continuare la lettura ad alta voce, diventandone cassa di risonanza.
Il primo effetto della libertà è d'appassionarsi alla libertà. E Basilio se la sentiva scender dentro come un buon vinello che scioglie la lingua e fa cantare il cuore. E se si provava adesso a riandare con la mente alla proprio esistenza di ieri, a quel calmo e assestato universo dove c'era chi si preoccupava di regolargli i pensieri e dirgli cosa dovesse dire e non dire, gli appariva, quello sì, un ben noioso e insulso universo. E se provava a figurarsi quale sarebbe stata d'ora in poi la sua esistenza, se la vedeva davanti come una grande, continua, solare vacanza piena d'imprevisti e piena di gioia [...].
«Ecco leggete.»
IL NUOVO CORSO
di Mario Pomilio
Hacca Edizioni
a cura e con postfazione di Mirko Volpi
prefazione di Alessandro Zaccurri
con una lettera inedita di Mario Pomilio
Progetto grafico e copertina di Maurizio Ceccato | Ifix
pagine 215, eur15,00