La vendetta di Maricika di Alon Altaras

Il romanzo ci porta ad attraversare due mondi: sullo sfondo il mondo romeno come non lo conosciamo, la voglia di emigrare, le ambizioni e la capacità di reinventarsi, e poi il mondo ebraico di una Tel-Aviv anni ‘50, città apparentemente piena di opportunità e futuro.

La trama è la biografia di Maricika, che, emigrata a Tel Aviv dove cerca di crearsi un futuro di successo con la professione di sarta, incontra un giovane romeno, Paul, che si incarica di procurarle una macchina da cucire. Non solo la troverà, ma le darà i più bizzarri consigli per come sfondare nel campo della moda. Maricika sposerà Paul, ma sembra quasi passare il resto del tempo del romanzo a escogitare appunto, e giustamente, una vendetta.

A parte il personaggio protagonista, Maricika, che emerge per la forza e la determinatezza, il romanzo colpisce per molti motivi.
Innanzitutto per la linearità, la costanza anche nella narrazione, il bilanciamento delle parti, sembra tutto in equilibrio, gli avvenimenti vengono raccontati con armonia. Inoltre i personaggi sono magicamente perfetti: sembrano veri, non solo Maricika, il figlio Yigal, Paul, ma anche i personaggi “minori”. E, sappiamo, non è sufficiente che la storia raccontata sia una storia vera perchè questo accada ahimè (siamo invasi da scrittori che scrivono “autobiografie” ma poi i personaggi dei libri sono disastrosi).

Quindi, come non affezionarsi al nonno che gioca a calcio col piccolo Yigal nel salotto di casa, con un’arancia, mettendo a soqquadro il salotto e rompendo abitualmente dei vasi?
“Yigal e il nonno, l’indomani, andavano al vicino negozio di casalinghi e compravano dei vasi nuovi per la partita del sabato seguente”.

Il romanzo racconta i dettagli e commuove con semplicità, e oltre a rappresentare, come è stato detto, un dono dell’autore a sua madre, sembra, per l’effetto di autenticità nel racconto, quasi un dono dell’autore ai suoi lettori.

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