La banda della superstrada Fenadora-Anzù di Matteo Melchiorre

Questo bel libro nasce da un'esigenza forte dell'autore e questa necessità, questo "dover scrivere" si coglie in ogni pagina.
E' di sicuro un dovere di testimonianza: l'autore un giorno si accorge che poco lontano da casa sua, in un piccolo paese vicino a Feltre, sta per nascere una superstrada. Il libro è un resoconto, con cadenza mensile, della costruzione di questa superstrada e inizia, il resoconto, nel giugno 2004 per finire nell'aprile del 2008.
Melchiorre non è un cronista qualsiasi: di professione è ricercatore all'università, si occupa di storia, e con i resoconti diciamo che ha parecchia confidenza. Il suo è un racconto/resonto dettagliato e completo degli avvenimenti.

Testimonianza, quindi, ma il "dover scrivere" non finisce qui: diciamo che la testimonianza è un modo per sublimare la rivolta, per trasformare l'impeto distruttivo nei confronti di questa opera, di questa superstrada, per ricondurre dentro argini civili la voglia di "tritolo".

La superstrada in questione è un tratto di pochisimi kilometri: fa parte di un progetto nato negli anni '70 del secolo passato ed è una porzione di un'opera maggiore che dovrebbe consentire di collegare in modo "veloce" l'uscita bellunese dell'autostrada Alemagna (A27 Venezia-Belluno) con l'autostrada del Brennero.

Il tratto fra Fenadora (toponimo legato alla fienagione) e Arzù da solo è praticamente inutile: in quattro anni di lavori viene terminato, dopo aver spostato la data di fine lavori per una ventina di volte (rimando al libro dove ogni posticipo viene numerato in grassetto), ed è improbabile il completamento del tratto di superstrada mancante, quello che darebbe un "senso" al tutto.

L'operazione che Melchiorre fa è eminentemente localistica: ci parla di questo relativamente piccolo e, per la maggior parte degli italiani, insignificante pezzo di calcestruzzo e asfalto, in un posto che, sempre per la stessa percentuale di italiani, è di difficile individuazione in una carta geografica, pensa poi quanto può essere d'interesse. Eppure questo libro parla a tutti, senza dubbio a tutti gli italiani ma non solo.
Parla di interessi privati, parla di come ad un certo punto ci rendiamo conto che anche a casa nostra, nel nostro paese, nella nostra città, sia arrivata un'opera che, bene o male, cambierà da qui in poi la nostra vita. Racconta di come la gente può reagire, pensando spesso al proprio privatissimo tornaconto. Descrive il modo di operare, nel limitare fra la delinquenza e la deficienza, di buona parte dei politici. Riporta le notizie dei giornali che, lungi dall'informare criticamente, preferiscono sparare titoli ad effetto. Rende conto dell'andamento altilenante dei lavori, con pause, riduzioni di forze lavoro, imprevisti. Tutto questo viene fatto da Melchiorre semplicemente con il resoconto piano e dettagliato di quanto, mensilmente, succede fra i cantieri e i paesi coinvolti dall'opera. E' un diario dove un cittadino qualsiasi annota quello che vede, che chiunque può vedere, passando vicino ai cantieri e quello che legge, che chiunque può leggere, nei giornali. Non usa retorica; non segue un'idea, per quanto giusta, calata nella realtà; descrive semplicemente questo "piccolo" esempio che diventa, in quanto finalmente descritto, modello universale dell'intervento umano in questo inizio di millennio.


L'autore affianca e interseca la scrupolosa raccolta di fatti e dati che riguardano la superstrada con un racconto interamente di finzione: è la banda del titolo. Il protagonista, alter ego dell'autore, sconvolto dall'inizio dei lavori per la superstrada, chiama a raccolta i suoi più fidi amici e insieme decidono di contrastare la realizzazione di quest'opera con azioni di sabotaggio che però devono rispettare questo regolamento:
- non uccidere nessuno
- fare danni gravi soltanto all'occorrenza, danni gravi che rompano le balle a chi di dovere e non a innocenti
- non ferire nessuno
- agire in notturna, per la possibilità di incorrere , di giorno, in incidenti indesiderati
- colpire possibilmente in zone di lavoro e assicurarsi di prendere di mira zone il più lontano possibile da abitazioni
- evitare di creare intralcio alla circolazione
- evitare di colpire tubature di acqua, gas e fognature
Nasce una banda che nel libro verrà più volte definita di terroristi anche se, sin dal regolamento che si danno, si capisce bene che non riusciranno a far terrore a nessuno anzi saranno loro gli unici terrorizzati dalle loro stesse azioni.
Questa parte di finzione è gustosa e a tratti quasi comica: Melchiorre scrive veramente bene, passando da registri alti al dialetto feltrino che i componenti della banda usano solitamente fra loro. Vedere in azione Noè, Ermolao, Dimitri, Ottone è molto divertente: impariamo i molteplici teoremi del bar, seguiamo le loro sgangherate avventure sovversive. La loro storia rende benissimo l'idea del genius loci, capiamo le persone e i luoghi, quei luoghi che, causa la costruzione della superstrada, stanno per diventare dei non-luoghi.
Questa parte d'invenzione è funzionale al resoconto della storia della superstrada: da una parte c'è la superstrada che procede, con i suoi tempi, con i disagi arrecati alla popolazione per i lavori, con le persone che, a vario titolo, ne fanno parte, gli operai, i tecnici Anas, i politici. Dall'altra parte c'è questo piccolo gruppo, questa banda che in tutti i modi, fra quelli consentiti dal proprio regolamento, cerca di fermare o rallentare la superstrada, senza riuscirci. L'autore testimonia, un'altra volta in modo particolare ma lasciando lo spazio al discorso generale, del senso di impotenza delle persone, dei singoli, di fronte a queste opere.

Melchiorre ci conduce ad un finale che è quello reale: la superstrada, quel pezzo da Fenadora ad Anzù, è stato completato. Si resta con questo senso di impotenza di fronte al Leviatano, come l'autore chiama la società attuale, troppo complessa per riuscire a contrastarla perchè se cerchi di risolvere un problema ne crei altri tre.

Ci resta la soddisfazione di aver letto un bel libro, di aver trovato un autore da tenere d'occhio e aver compreso meglio quello che succede e cosa non fare quando avvenimenti del genere capitano "nel mio giardino".

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