In questo articolo apparso oggi su "La lettura" del Corsera ne dà un'ulteriore prova: parte dal successo del film (The Artist) e lo spiega con questa voglia del "ceto medio intellettuale" di contrastare il progresso. Vi consiglio di leggerlo e poi di riflettere sulle sue affermazioni.
A parte la comune antipatia verso la Mastrocola, non ho molti punti di contatto con il pensiero di Piccolo. Soprattutto non vedo perchè si debba considerare, come lui fa, il progresso un dato di fatto, un aspetto della nostra vita neutro e dato, invece che una delle molte possibili e mutevoli situazioni (in divenire e in perpetuo cambiamento) in cui l'umanità si viene a trovare. Lottare per cambiare non è da reazionari.
Piccolo cita Franzen e lo mette alla berlina perchè "il fatto che da qualche anno vada sulle montagne a guardare per ore gli uccelli, mi ha parecchio insospettito": penso che Franzen sia una persona che meriti rispetto non solo per i libri che scrive ma proprio perchè va sulle montagne a guardare gli uccelli. Non segue il progresso che attualmente l'umanità sta sperimentando? Si è permesso di scrivere un libro contro l'uso e l'abuso degli animali per l'alimentazione e a favore di una scelta vegetariana (Se nulla importa)? Allora è un reazionario perchè "non spinge in avanti il mondo".
Io continuerò a leggere i libri di Piccolo perchè scrive bene. Ma se devo passare delle ore a parlare con qualcuno e posso scegliere, sceglierò sua zia.