Non per il potere di Alexander Langer

Se dovete leggere un solo libro sulla decrescita, leggete questo.
Se dovete leggere un solo libro sulla situazione italiana, leggete questo.
Se dovete leggere un solo libro sulla necessità della politica, leggete questo.


Alexander Langer è morto nel 1995. Questo libro raccoglie alcuni dei suoi scritti, interventi e articoli scritti per lo più per giornali, in alcuni casi già pubblicati in altri libri. Buona parte di questi suoi scritti sono della fine degli anni 90, eppure sono di un'attualità sconvolgente.

"E' un vero e proprio luogo comune truffaldino, quello che vorrebbe in contrasto immanente il movimento ecologico con quello operaio, o più in generale l'ecologia con il lavoro.
[...] Come possono gli stessi operai chiedere di continuare una produzione o un'attività nociva a loro stessi e agli abitanti della loro città, ai loro figli, alla gente in generale [..]? Certo, il ricatto della disoccupazione... si sa, ma qualsiasi lotta del movimento operaio ha sempre dovuto fare i conti col ricatto del licenziamento, della fuga dei capitali, delle chiusure di impianti."
Parla di Taranto? No, è un intervento del 1983, sta parlando di Farmoplast di Massa, dell'Acna di Cengio, della Stoppani di Genova, della centrale nucleare di Montalto di Castro. Nomi noti o dimenticati? Ma come è possibile non imparare nulla da vicende che abbiamo vissuto tutti?

"Dalla faticosa lotta degli uomini contro la natura siamo passati a una situazione in cui la natura quasi non ce la fa più a difendersi dall'uomo. [..] Un tempo il danno più grande che gli uomini potevano infliggere, prolungato nel tempo, era la deportazione dei figli di un popolo, il disboscamento di una montagna, l'incendio (oltre al saccheggio) di una città, l'avvelenamento dei pozzi [...] Oggi la situazione è assai diversa e continua a cambiare con crescente velocità. I più piccoli atti - anche spensierati - possono diventare la goccia che fa traboccare il vaso. [...] Ecco perchè si può parlare di "impatto generazionale" delle nostre scelte, azioni, omissioni. [...] solo una linea di consapevole autolimitazione del proprio impatto generazionale potrà segnare dei confini democratici e convincenti alla nostra usurpazione del futuro e della sovranità di chi verrà dopo di noi. Ma la linea di siffatta autolimitazione non potrà affermarsi [...] attraverso un'ideologia e una pratica di negazione del presente in nome di un futuro. Distruggere il presente per salvare il futuro non può essere una proposta nè convincente, nè vincente. [...] Se non si trovano nel presente (per esempio nel rapporto d'amore) sufficienti ragioni per volere un futuro - che poi potrebbe anche deludere, questo si sa - non vi potrà essere alcuna astratta ragione che riuscirebbe a convincere larghe moltitudini a rinunciare a qualcosa pur di lasciare un mondo non ridotto all'osso a chi verrà dopo di noi."
Questo è un intervento del 1989. La decrescita era ancora una parola quasi sconosciuta, infatti Langer non la usa.

Se dovete leggere un solo libro, leggete questo.

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