LA BAMBINA CHE ASCOLTAVA GLI ALBERI testo di Maria Loretta Giraldo e incisioni di Cristina Pieropan

[...] a volte, tutto a un tratto, a un sottile mormorio di foglie o a un lieve stormire di fronde, la bambina si faceva seria e attenta come se ascoltasse qualcosa che solo lei poteva sentire. Nessun altro riusciva a sentire il respiro degli alberi, come faceva lei. Nessuno sapeva comprenderne così chiaramente la voce. Bisogna far silenzio per capire ciò che gli alberi ti vogliono dire.


Forse noi adulti raccontiamo, con parole e disegni, le storie più delicate e semplici a voi bambini, perché sappiamo che altri adulti non ascolterebbero. Forse perché leggiamo molto meno, da un po' di tempo, non siamo più tanto capaci di attribuire il significato alle parole. Per esempio quando una cosa è semplice, pensiamo subito sia banale. Niente di più impreciso. Forse è anche per questo che i libri per voi bambini li scriviamo noi adulti, per reimparare il significato delle parole.

Attraverso i disegni del libro possiamo sapere anche noi come sono fatti alcuni alberi, la quercia, la magnolia, il noce e il faggio. La bambina protagonista ha una dote che oggi consideriamo straordinaria, e che invece dovrebbe essere quotidiana, quella cioè di conoscere e ascoltare gli altri esseri viventi che ci circondano. Avendo questa attenzione, infatti, impara a conoscere gli alberi e che, d'autunno, cercando sotto le foglie cadute del noce, si trovano i suoi frutti. Dentro il mallo verde e carnoso e il guscio duro di legno si nascondono i gherigli. Sono buoni e nutrienti. [...] La bambina che ascoltava gli alberi raccolse tante noci da riempirsi le tasche del grembiule. A casa avrebbe fatto un dolce delizioso.


Impara che gli alberi sono creature molto ospitali, che accolgono e nutrono uccelli, insetti, scoiattoli, e noi persone. Impara anche che le persone e gli alberi non sono così diversi: come le loro radici, i nostri piedi sono attaccati alla terra e, come le loro foglie, i nostri pensieri germogliano verso il cielo.

 

















courtesy by Sabina Rizzardi

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