Fulvio Ervas torna con un libro sulle avventure dell'ispettore Stucky, questa volta impegnato in una indagine fuori dalla sua giurisdizione, in Croazia.
Molto si può dire di questo libro, molti gli aspetti che possono interessare: si potrebbe anche leggere come un piccolo vademecum turistico, seguendo Stucky per i vari posti della Croazia che visita prima in vacanza e poi per l'indagine.
Ma, da veneziano, l'aspetto che più mi è piaciuto è la banda di chioggiotti che, perso il lavoro di pescatori, si improvvisano pirati, con D'Annunzio come nume tutelare. Con una serie di pescatori che fanno tutti di cognome Boscolo o Tiozzo e quindi devono essere riconosciuti dai soprannomi, con uno che di nome fa Gregorypeck Boscolo (leggenda metropolitana che diventa realtà su carta), con la particolare cadenza del dialetto chioggiotto, tutto poteva portare verso la descrizione di macchiette più che di personaggi. Invece Ervas riesce a trarli fuori dalla loro situazione comica o da commedia e a farli diventare delle vere figure tragiche, singoli che a causa di un qualcosa più grande di loro perdono lavoro e significato e che, grazie al mare, all'Adriatico, trovano qualcos'altro: sono senza dubbio dilettanti allo sbaraglio, conoscono il mare ma non sanno bene nè fare gli skipper nè i pirati ma le loro peripezie fanno al massimo sorridere, mentre senti crescerti dentro una simpatia per loro, una comunanza nella voglia di cambiare e di libertà , senti che sono loro i veri eroi di questo libro, quasi ti diventa simpatico anche D'Annunzio.