LA GIOIA PICCOLA D’ESSER QUASI SALVI di Chiara Valerio

Quando sono arrivata a pagina 106 di La gioia piccola d'esser quasi salvi, titolo che è un verso di Dolce caos di Amelia Rosselli, ho decisamente pensato che gli scrittori trentenni sono una forza. E bisognerebbe un po' urlarlo anche, in una sorta di imprecazione positiva. Perché sono in mezzo, o forse già oltre e cioè ritornati all’inizio, corpi che transitano, con gli occhi pieni di un mondo che non c'è quasi più, lasciatisi travolgere dal caos che circonda. Forse hanno imparato a starci dentro e sono in grado di raccontarlo. E, caspita, le parole di cui si servono sono multiverso, hanno bel suono e ottimo sapore. Nei loro racconti tutto è fluido, il lavoro è fluido, l'amore è fluido, la sessualità è fluida, la famiglia è fluida, la normalità è fluida, persino le scale diventano fluide. E poi ci sono le vocali. Quando, per esempio, UNA cantante canta una canzone scritta per UN cantante, le vocali, di solito, subiscono un aggiustamento in base al genere dell'interprete. Ecco, hanno riscattato le a e le o che, finalmente, occupano il posto che desiderano.


Giulia e la mamma Lucia sono sul balcone, Giulia seduta per terra con le gambe che penzolano, tra le sbarre della ringhiera, nel vuoto, e la mamma Lucia seduta sulla ringhiera, anche lei con le gambe nel vuoto, ma senza la protezione delle sbarre. Giulia è una bambina che assiste, inconsapevole, al suicidio della mamma. Le cade una scarpina, la mamma la saluta e si butta. Gliela va a prendere, dice, insieme con il tesoro trovato dal papà, partito qualche anno prima. Dal balcone del piano di sopra, assiste l’amichetto Marco. Quella scarpina, nelle mani del carabiniere, diventa reperto, chiusa in un sacchetto di plastica. Giulia glielo ruba e lo consegna a Marco, perché lo conservi. Marco inchioda il sacchetto al muro della propria stanza. Nonna Agata, insegnante, da quel momento si prende cura di Giulia, fino a quando sarà lei a dover essere accudita.

Giulia, Agata, Marco, Marina, Leni posso dire che formino una famiglia. Giulia e Agata sono nipote e nonna e hanno legami di sangue; stesso sangue o diverso, comunque rosso, che li lega tutti. Marina è la badante di Agata, Marco sta con Leni che fa la prostituta e poi diventa la nuova badante di Agata, quando Marina trova un compagno; Leni si innamora di Giulia, allora Marco vuole Leni perché lui, in realtà, ha sempre voluto Giulia, però.


Un dolce caos, appunto, in cui le vicende che coinvolgono i personaggi non sono semplici, né la storia leggera, ma leggerla così come è scritta, è come dire “ecco” e fare un respiro profondo.


Per finire un appello. Quando entrate in Libreria e state per uscire perché pensate di non aver trovato qualcosa che vi interessa, ricordatevi, c’è un manipolo di scrittori trentenni e fortissimi, che meritano tanti lettori, perché sanno dar voce al molteplice. In modo dirompente.

courtesy by Sabina Rizzardi

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