Giulia e la mamma Lucia sono sul balcone, Giulia seduta per terra con le gambe che penzolano, tra le sbarre della ringhiera, nel vuoto, e la mamma Lucia seduta sulla ringhiera, anche lei con le gambe nel vuoto, ma senza la protezione delle sbarre. Giulia è una bambina che assiste, inconsapevole, al suicidio della mamma. Le cade una scarpina, la mamma la saluta e si butta. Gliela va a prendere, dice, insieme con il tesoro trovato dal papà, partito qualche anno prima. Dal balcone del piano di sopra, assiste l’amichetto Marco. Quella scarpina, nelle mani del carabiniere, diventa reperto, chiusa in un sacchetto di plastica. Giulia glielo ruba e lo consegna a Marco, perché lo conservi. Marco inchioda il sacchetto al muro della propria stanza. Nonna Agata, insegnante, da quel momento si prende cura di Giulia, fino a quando sarà lei a dover essere accudita.
Giulia, Agata, Marco, Marina, Leni posso dire che formino una famiglia. Giulia e Agata sono nipote e nonna e hanno legami di sangue; stesso sangue o diverso, comunque rosso, che li lega tutti. Marina è la badante di Agata, Marco sta con Leni che fa la prostituta e poi diventa la nuova badante di Agata, quando Marina trova un compagno; Leni si innamora di Giulia, allora Marco vuole Leni perché lui, in realtà, ha sempre voluto Giulia, però.
Un dolce caos, appunto, in cui le vicende che coinvolgono i personaggi non sono semplici, né la storia leggera, ma leggerla così come è scritta, è come dire “ecco” e fare un respiro profondo.
Per finire un appello. Quando entrate in Libreria e state per uscire perché pensate di non aver trovato qualcosa che vi interessa, ricordatevi, c’è un manipolo di scrittori trentenni e fortissimi, che meritano tanti lettori, perché sanno dar voce al molteplice. In modo dirompente.
courtesy by Sabina Rizzardi