Omaggio a Paul Klee di Sergej Roić

Il Tremorgio è il luogo dove si svolge il dramma che va in scena la sera del 31 agosto e il mattino successivo. Un dramma che, se si dà ragione al tam tam della Rete, cambierà radicalmente la Svizzera.

Tutto, in questo romanzo denso e dalle tante voci, ruota intorno al presunto suicidio di Namal Achanta, ingegnere indiano che, persa la famiglia, giunge in Svizzera, dove viene accusato, da un anchorman della televisione, di tentata aggressione ai danni di una donna svizzera. La presunta violenza viene filmata dalle sue telecamere, per coincidenza sul posto, ma quella che dovrebbe essere la vittima smentisce l'accaduto. Namal Achanta, braccato dalla polizia e dalla televisione, fugge in montagna e si getta, con le braccia aperte, divenute ali, divenute croce, in un lago ghiacciato e muore. Nel suo zaino viene trovato un suo schizzo di - Ein kind traümt sich – il capolavoro d'affetto di Paul Klee. Questo errore delle istituzioni, lascia un segno profondo nelle coscienze, le persone, in un movimento di solidarietà, di rivoluzione dei costumi e delle sensibilità, non possono più stare ferme solo a guardare di fronte a tanta incertezza.

Ore 10.00: le immagini della “Morte in Svizzera” sono in Rete. Un blogger commenta il video con questa frase: duemila anni dopo hanno di nuovo ammazzato Cristo.

Nobody, questo il nome del blogger, la morte simbolo di Namal, e quell'opera d'arte, sono i catalizzatori di tutte le storie dei diversi personaggi del libro, tra la Svizzera, l'America, la Rete.
Le pagine raccolgono immagini, fotografie, riferimenti letterari, artistici e cinematografici, font diversi a seconda dei diversi contesti; fotografano la Svizzera odierna, a metà tra universale apertura al mondo e chiusura nazionalista allo straniero, tra efficienza, ordine e ribellione; ipotizzano la nascita di una socialità nuova nel web. «
La Storia che ci insegnano a scuola è una bugia.». Una vita-teatro da provare e riprovare affinché la realtà-azione sia perfetta; dall'Arte, alla Rete, alle strade, al popolo, nel libro c'è una scena maestosa, una ribellione corale, senz'armi, in forma di danza, di poesia, verità e meraviglia, la riproduzione a grandi lettere sui selciati, sui muri, nella neve, in una sala parto, in diverse parti del mondo, di un discorso.

LA TRACCIA BIOLOGICA DEL PRIMO UOMO È LEGATA A UN NOME, A UNA FORMA, A UN'IMMAGINE. E QUAL È QUESTO NOME? QUALE OGGETTO, FENOMENO NATURALE O ANIMALE HA SPINTO L'UOMO A DARGLI UN NOME? QUANDO E COME ABBIAMO COMINCIATO A DARE UN NOME ALLE FORME CHE CI CIRCONDANO CREANDO IL PUNTO DI CONTATTO ESSENZIALE TRA I NOSTRI SENSI E LA REALTÀ?

Sono convinto che il nostro linguaggio ancora imperfetto, più che l'istinto di morte, induca il sentimento di incertezza nell'essere.

Mi fermo spesso a pensare che il mondo sia quello che esiste senza di noi. Senza le parole che abbiamo inventato per descriverlo, per adattarci, il mondo dev'essere per forza il loro contrario, dev'essere Silenzio. Questo libro mi ha colpito soprattutto per la riflessione intorno alle parole: qual è la realtà? L'uomo è misura di tutte le cose proprio perché è lui che misura tutte le cose, gioca con le parole l'insigne storico dell'arte e organizzatore di eventi Carlo Frutiger. Quando parla si crede un dio. Eppure non fa che balbettare “io”, “mio”.

courtesy by Sabina Rizzardi


INSTAGRAM FEED

@libreria.marcopolo