Cosa possiamo fare con il fuoco? di Mario Barenghi

Io amo i romanzi ma ogni tanto un saggio me lo leggo. Soprattutto se un amico e lettore fidato me lo consiglia.
E io adesso faccio altrettanto, lo consiglio.
E' una raccolta di brevi saggi, tutti agili, profondi, a tratti divertenti e mai pedanti e non è scontato visto che l'autore insegna letteratura italiana contemporanea all'Università...
Gli argomenti sono diversi ma sempre affrontati da angolazioni che fanno riflettere: le acrobazie linguistiche del politically correct (Zingari senza nome), l'impossibilità della lettura quando i libri vengono appesantiti da apparati critici (L'avvocato e il romanziere), il mestiere dell'insegnante (Silenzi in aula).

Ma gli interventi che più ho apprezzato sono quelli sulla letteratura.
Il primo è sulle sue origini e sulla sua ragion d'essere. L'autore non si scompone nell'affrontare la questione delle questioni: a cosa serve la letteratura?
Anche in questo caso la domanda viene affrontata in un modo "straniante": per comprendere il valore della letteratura, per rispondere alla domanda "a cosa serve", Barenghi sposta la questione da noi, persone del XXI secolo, ai nostri primi antenati. Lo fa in due mosse; prima allarga il campo della letteratura, di questa definizione che ha pochi secoli ma che racchiude attività umane che risalgono alle origini dell'homo sapiens, quando qualcuno ha iniziato a usare il linguaggio per uno scopo non solamente di comunicazione. La seconda mossa è domandarsi: a cosa serviva a loro, i nostri antenati, raccontarsi delle storie intorno al fuoco invece di utilizzare questo tempo per attività più "utili"? La risposta, che non vi fornisco qui, ha riempito di soddisfazione il mio cuore di libraio e lo stesso effetto può avere su chi è consapevole dell'importanza di libri e letteratura in generale.
Il secondo è sul rapporto fra scrittori e lettori,  sulla letterarietà di un testo che è determinata anche dal comportamento del lettore. Mi piace molto che il ruolo del lettore sia un ruolo attivo, non solo per la fatica di leggere ma per la corresponsabilità nella costruzione di significato del testo. "Quella che si svolge fra autore e lettore non è tanto una cooperazione, quanto una contrattazione, una negoziazione, un compromesso; un coordinamento ma da intendersi soprattutto nel senso di convergenza e trattativa, cioè di adattamento reciproco." Per me si rendono esplicite le motivazioni di tanti sforzi per far incontrare, in libreria, autori e lettori.



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