DIO GIOCAVA A PALLONE di Giorgio Ghiotti


Tre giorni. In principio Dio creĆ² i figli e le case vuote d'estate, e vide che era cosa buona e giusta e se ne compiacque.

Come vi avevo anticipato, la notte successiva a quella con Cristiana Alicata, l'ho passata con Giorgio Ghiotti. Qui ho da farvi una confessione, nel senso che lo scrittore di quella notte ĆØ nato nel 1994. E chi se ne frega, abbandonate tutti i preconcetti verso “ah i giovani d'oggi”, gli snobismi legati a non ho capito quali doti sarebbero loro precluse. A diciotto/vent'anni cosa scriviamo? I temi, le tesine, lettere d'amore, poesie che in molti casi non legge nessuno, men che meno coloro a cui sono dedicate. “Dio giocava a pallone” ĆØ una raccolta di racconti, un libro fisico pubblicato da Nottetempo, il che significa che qualcuno l'ha letto e scelto, lo sta leggendo e lo leggerĆ . “Dio giocava a pallone” ĆØ una pepita che da oggi infilerĆ² [a forza] negli zaini e nelle borse dei lettori.

E lo ripeto, vogliamo mettere l'importanza di leggere un libro scritto da nostri coetanei che respirano, che portano i nostri stessi anni mentre e non li hanno giĆ  avuti, che raccontano di protagonisti coetanei, a maggior ragione a vent'anni, quando non si viene considerati persone. Qualche giorno fa ĆØ entrato in libreria un ragazzo che mi ha chiesto una storia per la sua etĆ . Alla fine gli ho consigliato alcune ore in compagnia di Hanif Kureishi [Il dono di Gabriel], che amo moltissimo e che, appena posso, infilo [a forza] nello zaino e nella borsa dei lettori. La sera stessa, tornati a casa, mi sono morsa le mani perchĆ©, se solo lo avessi incontrato qualche ora prima, gli avrei offerto molto volentieri Giorgio Ghiotti. Il calibro, il credito, l'interesse di alcune storie ĆØ proprio quello di raccontare le cose MENTRE accadono, qui con parole di una lingua densa densissima veloce velocissima sincera sincerissima senza mai strafare, cosƬ che poi non ci sia bisogno di rivendicarle.

Come all'inizio, anche le righe che seguono sono tratte dal primo racconto “Il segreto” [non vi dirĆ² che ĆØ il mio preferito. Che razza di storie ci raccontano da piccoli?]. Il resto dell'incontro, in cui parlerete, tra l'altro, di scuola, di fuga, di calcio, di metamorfosi, lo lascio gestire a voi.

Silvia accarezza la mano, le guance, senza parlare. Silvia accarezza le labbra. Nel buio sembra l'ultimo sogno buono prima della catastrofe, il segreto dimenticato da anni nel cassetto. Ha le labbra sottili, le muove sulle mie alternando quel movimento che le dĆ  il diritto di continuare, fino a quando. Fino al collo. […] Consumiamoci, sembra dire, perchĆ© non inizi tu, come se tre mesi insieme ci autorizzassero al nudo di notte, a una sigaretta domattina, al respiro sospeso. Dice “ti amo”, non ĆØ vero ma nel buio si mente volentieri. Si sfila i pantaloni […], sorride, “adesso perĆ² Cappuccetto Rosso va dritta dritta dal lupo”. […] Silvia sembra ancora bambina e ha giĆ  diciotto anni. Crede di essere invincibile sotto la luna e che adesso mi spoglio e accadrĆ  per davvero, perchĆ© abbiamo la stessa etĆ  e la casa libera e i suoi sono a Venezia per tre giorni […]. Penso che le voglio bene, che ha un corpo perfetto. Che pagherebbero per vedere questo film che dura forse venti minuti, forse meno, fino a dove, fino a quando. Fino a quando c'ĆØ la nonna di Cappuccetto Rosso che soffre d'insonnia e passa la notte davanti al televisore a vedere quei programmi che nel buio sono o televendite o il nostro film che sta per iniziare ma non partirĆ  mai, ora che la nonna alza il volume e io mi alzo dal letto, mi libero di Cappuccetto Rosso perchĆ© “tua nonna ĆØ a casa” ma “mia nonna ĆØ sorda e non si muove di lƬ” e “perĆ² il volume” e “ĆØ meglio cosƬ”.
E non ĆØ meglio e mi scuso e tanto il lupo cattivo ha sempre la compassione e il perdono di tutti […]. Accendo il motorino e mancano trenta minuti all'una, coprifuoco, sennĆ² il cane si mette ad abbaiare e sveglia tutti e sono cazzi. […] Marco apre e anche la sua casa ĆØ deserta e calda per l'estate e silenziosa perchĆ© sono tutti al mare, e invece i tre giorni a lui tocca di farseli lƬ da solo e vedi di studiare che sennĆ² scordi tutto. […]
Questa storia Silvia non la conosce e crede ancora alle fiabe di sette, otto, dieci estati fa. Ma la veritĆ  ĆØ un'altra, e stanotte il cacciatore se la fa col lupo cattivo e si va dritti all'inferno […].


Mentre trascrivo la citazione, stanno recitando il rosario davanti alle due finestre di casa che danno sulla calle, maggio non ĆØ solo il mese dei libri. Buona scrittura Giorgio Ghiotti, per questo mese all'inferno non c'andiamo.


Courtesy by Sabina Rizzardi

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