Chuck Rosenthal è l'inventore del giornalismo magico (si può inventare ancora qualche cosa in letteratura?) ma mentirei se dicessi di aver capito bene cos'è.
Della sua postfazione, in cui cerca di dare una spiegazione e una genealogia al genere, l'unica cosa che mi rimane è questa: "in India la realtà è un'illusione e in America l'illusione è realtà".
Potete approfondire la differenza fra fiction, non-fiction, gonzo journalism e magic journalism. A me basta leggermi questo libro e, su certe pagine, schiattare dalle risate.
Sentite qua, patiti di poesia:
Se vivi a Los Angeles, puoi andare a una lettura di poesie ogni giorno. Puoi andare a centinaia di letture di poesie tutti i giorni. Pensate che sia la città dell'industria cinematografica? La città della musica? La città della televisione? La fabbrica del divertimento? No. E' la città dell'industria della poesia. Ci sono più poeti che persone qui. Più poeti che automobili. Più case editrici di poesia che negozi di vestiti. Un sacco di persone sono una sola persona e anche molti poeti. Il mio editore alla Disney, Randall Dodge, è circa otto poeti differenti ora, in questo modo non sta pubblicando lo stesso poeta a ripetizione. Gli attori sono poeti. I produttori di film sono poeti. Gli assistenti amministrativi sono poeti. I senzatetto sono poeti. Los Angeles è una lunga lettura di poesia a microfono aperto. Finisci di scrivere la tua poesia, salti sulla macchina e vai al prossimo reading poetico e ti metti in fila. C'è un pubblico? No. A meno che non si voglia calcolare gli altri poeti che aspettano di leggere. E' questo il motivo per cui, se sei del posto, ti tocca uscire dalla città, ma i poeti di tutto il resto del mondo si riversano qui come, oh beh, come uccelli, come pinguini in amore, come...come, cazzo, non sono un poeta, come delfini di plastica in un acquario.
Siamo a Los Angeles, c'è lui, Shark, l'autore protagonista, che insegna letteratura in una università di gesuiti, sua moglie Diosa, gran bella donna, poeta surrealista, Gesù, la loro figlia adolescente (alla nascita aveva un altro nome ma poi se l'è cambiato da sola perchè lei è Gesù). Poi c'è una serie di figure secondarie, come Serum, amico amante di Diosa che fa soldi dando cattivi consigli alle persone. Era convinto ci fossero due cose che la gente non sopportava: i buoni consigli e le consulenze gratuite. E' tutto il mondo in cui si muovono queste persone che ci può apparire surreale e il libro è fatto ad episodi, non c'è una narrazione continua, una vera e propria storia: è giornalismo magico, bellezza!
Il massimo del surreale (o dello scoppiato che dir si voglia) si ottiene nei dialoghi, soprattutto fra Shark e Diosa. Oppure in quelli di Shark con il personale del pronto soccorso: sono andati dopo un leggero incidente in macchina, l'unica ferita è Diosa e nessuno crede all'incidente, tutti in ospedale pensano che Shark sia solo un marito violento che picchia la moglie: benvenuti a Los Angeles...
L'effetto del libro è quello delle montagne russe, forse non ti portano da nessuna parte ma sono uno sballo.
Grazie a Nicola Manuppelli, traduttore del libro e ammiratore di questo scrittore che fa parte degli outlaws: immagino che ci sia il suo zampino se Rosenthal ha trovato un editore italiano...