Per quanto in genere sembrassero dei barboni che molto probabilmente erano, non c'era dubbio che di libri e di scuola ne sapessero parecchio. A volte, facevano sfoggio di troppi paroloni e, per giunta, in modi così fuorvianti che non poteva fare a meno di farsi qualche domanda su cosa frullava nelle loro teste. Aveva letto un numero sufficiente di pagine di "Invito di nozze" per trovarlo intrigante, e ben presto non potè più separarsene. Di quando in quando, sorprese Byron che rileggeva il suo manoscritto e una volta lo vide mentre scriveva qualcosa, ma quando si accorgeva di essere osservato, smetteva di farlo.
Continuarono a controllare gli annunci delle case in affitto, e ogni tanto andavano giù al Tiny's, o uscivano a comprare la vodka più economica che riuscissero a trovare, solitamente la Popov, e le sigarette, per poi fare interminabili partite a gin.
Bobby, Byron, Hanna, New Orleans: due intellettuali de-caduti in litri e litri di vodka, che inciampano spesso nelle corde del loro ukulele, giusto dentro una piscinetta contro il caldo d'agosto, una ragazzina orfana alla quale decidono di dare un futuro, e una città lenta. Già da queste poche righe potete farvi un'idea dell'atmosfera completamente scoppiata che imbeve Una canzone per Bobby Long.
"[...] Ci vuole un gran figlio di puttana per smacherarne un altro."
Cosa volete che vi dica, la mia passione per i beoni, per coloro che sanno infondere vita a una storia, cresce senza sosta. Se poi sono americani, non ho proprio scampo. C'è un che di sconfinato, dentro il limite di lettere che hanno le loro parole, che raramente trovo altrove. Anche questo è uno di quei libri che chiamo miniera; un libro cioè pieno di altri libri, di consigli da leggere.
P.S.: Che anche traduttore e correttore di bozze, insieme ai personaggi del libro, abbiano fatto un giro di Popov? È scappato qualche errorino.
UNA CANZONE PER BOBBY LONG
di Ronald Everett Capps
traduzione di Sebastiano Pezzani
titolo originale Off Magazine Street
pp 305, € 18,00
© Mattioli 1885