È occorsa una tregua dopo La tregua per poterne scrivere. Giochi di parole a parte, quando questo libro è stato ripubblicato, una ola ha dominato la curva dei tanti lettori in attesa. Io, con umiltà, ammetto che Benedetti l'ho conosciuto da poco e ringrazio coloro che mi hanno presentato un amore lungo.
Dentro ognuno di noi c'è un mondo spesso insospettabile dal di fuori; questo ho pensato leggendo il diario del quarantanovenne Martín Santomé, con una vita da impiegato così piatta tanto da apparire monotona. Ciò che squarcia e che bilancia la quiete di queste acque di lago è l'umorismo e la franchezza delle sue parole e la declinazione dell'amore, che prova per due donne, la moglie Isabel che non c'è più da tanto tempo e dalla quale ha avuto tre figli, e Avellaneda, una ragazza più giovane, che lavora con lui in ufficio. Lungo le pagine, che ho posato più volte per la loro intensa onestà, mi sono chiesta che cosa fosse questa tregua. Un'amica, innamorata di Benedetti, mi aveva messa in guardia, stai attenta perché a un certo punto non potrai fare a meno di esclamare No! E l'ho fatto e ho capito che cos'è La tregua di Martín.
Perché bisogna addestrarsi anche alla sincerità. Durante gli anni in cui Aníbal [un caro amico] è stato all'estero e in cui ho avuto tanti problemi nei rapporti con i miei figli, in cui ho fatto ricorso a quella difesa pudica che ha sempre protetto la mia vita privata dalla malignità dell'ufficio, limitandomi a igienici contatti con donne sempre nuove, mai più riviste, è chiaro che ho perso l'abitudine alla sincerità. È persino probabile che l'abbia praticata solo in forma sporadica persino con me stesso, e lo dico perché a volte, nel corso di questi franchi dialoghi con Avellaneda, mi è capitato di sentirmi usare parole che mi sono parse più sincere addirittura dei miei pensieri. È possibile?
LA TREGUA
di Mario Benedetti
traduzione di Francesco Saba Sardi
titolo originale La tregua
progetto grafico Dario Zannier
pp 241 € 14,50
© Nottetempo