Antartide

Pochi giorni fa un articolo di Giulio Mozzi proponeva la condivisione di risorse per l'insegnamento della scrittura e della narrazione e faceva come esempio una lezione sul dialogo in narrativa. Consiglio vivamente a Mozzi e a chiunque voglia insegnare dialogo in narrativa di leggersi l'ultimo libro di Laura Pugno, Antartide.
Qui tutti i dialoghi sono in forma indiretta, non ce n'è uno riportato fra virgolette, non c'è la presa diretta tanto usata e abusata nei romanzi d'oggi, come se fosse sempre necessaria l'immediatezza, l'essere lì presenti ad ascoltare. Qui è tutto riportato:
"Niccolò e io non vivevamo insieme, aveva detto Irene, tossendo lievemente.
Lo so, aveva detto Matteo, o meglio, lo avevo capoto.
Forse la nostra non era neanche una relazione, aveva ripreso Irene. Eravamo amanti, andavamo e venivamo l'uno dalla vita dell'altro. "
E questa non è l'unica forma stilistica che contraddistingue questo gioiellino. Il protagonista, Matteo, torna dall'Antartide dopo un incidente poco chiaro che ha avuto durante un'immersione nelle acque gelide nella base antartica dove aveva passato gli ultimi due anni. Per tutto il libro la sensazione è ancora quella di essere sotto acqua con lui. Anzi che lui sia sotto acqua e il lettore lo vede attraverso un grande vetro, mentre con movimenti lenti e con poche parole vive le vicende del suo ritorno a casa. Nel racconto ci sono dei morti e c'è la presenza costante della morte, ma non è un giallo, non veniamo accompagnati a scoprire un assassino ma a cercare delle spiegazioni. E' un romanzo di persone sole, persone che hanno deciso o non hanno trovato alternativa allo stare soli, senza calore. Persone per l'Antartide.

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