Dio la benedica, dottor Minimum Fax

L'11 aprile arriva in libreria la nuova collana TASCABILI della Minimum Fax: bella collana, tre titoli per iniziare, prezzi interessanti ma il motivo per ringraziare la casa editrice è la pubblicazione, come novità direttamente nella collana, del libro di Kurt Vonnegut "Dio la benedica, dottor Kevorkian".

Ci sono delle cose per me inspiegabili nel mercato dell'editoria italiano, come per esempio che qualcosa di Vonnegut possa andare fuori catalogo. Questo libro lo era. Per questo ringrazio la casa editrice che lo ripropone, nella stessa traduzione di Vincenzo Mantovani pubblicata da Eleuthera.

Vonnegut, nelle brevi interviste immaginarie fatte in fondo al tunnel celeste, nelle esperienze di pre-morte controllata dove incontra persone dell'aldilà, dalla cella adibita ad iniezioni letali del carcere di Huntsville, Texas, con la collaborazione del famoso dottor Kevorkian, ci parla di America, di americani più o meno noti, a parte qualche rara eccezione (Hitler, Isaac Newton, Shakespeare). Ci parla di America ma descrive il mondo, parla di americani ma si rivolge a tutti gli uomini. La forza di questi racconti è lo sfondo surreale (interviste con persone morte alle porte del paradiso) usato per dirci cose estremamente serie e importanti. Sul razzismo, sulla giustizia, sulla guerra.
La forza della letteratura di Vonnegut in questo libro, più forte di mille libri di denuncia (tanto di moda in questi tempi in Italia), è in quello che non dice, in quello che non scrive, nella assenza di sottolineature alle parole degli intervistati.

Nell'intervista a Eugene Victor Debs (chi era costui?) riporta:
"L'ho ringraziato per le sue parole, che cito sempre durante le mie conferenze: « Finchè esisterà una classe inferiore, io ne farò parte. Finchè esisterà chi infrange la legge, io sarò dalla sua parte. Finchè ci sarà una persona in prigione, io non sarò libero ». 
Mi ha chiesto com'erano accolte queste parole qui sulla terra nell'America contemporanea. Gli ho detto che venivano messe in ridicolo. [...] Lui mi ha chiesto qual era l'industria che si sviluppava più rapidamente. « La costruzione delle carceri », ho detto. 
« Che infamia », ha detto lui."


Cosa altro ci sarebbe da aggiungere? Nulla, e infatti Vonnegut non ci aggiunge nulla.
Prima ci stupisce con la scelta delle persone da intervistare. Possono essere dei perfetti sconosciuti che alla fine dell'intervista ci lasciano a bocca aperta, un po' per il sorriso amaro, un po' per i pensieri che iniziano a farci venire. Possono essere grandi personaggi, estremamente famosi e allora sarà il tono dimesso dell'intervista, i temi trattati, lo spiazzamento delle risposte a darci da pensare.



Ma non mancano anche semplici interviste di autoironia, come quella sugli scrittori:
"Il suo locale era famoso perchè ci potevi trovare tutti gli scrittori americani che bevevano parecchioe ciarlavano senza interruzione. Un barbone ne ha descritto così la clientela: « Bevitori col vizio dello scrivere ».
[...] Mi ha detto di avere installato un jukebox nella speranza che interferisse con le loro chiacchiere. Ma loro continuavano a venire. « Dovevano solo parlare un po' più forte », ha detto."

Un piccolo, prezioso, geniale libretto.
Dio la benedica, dottor Vonnegut.


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