In attesa di leggermi il libro di Zizek su Tarkovskij (aspetto la fine della retrospettiva Tarkovskiana in questi giorni in programmazione al Candiani di Mestre), mi sono letto il libro di Perniola, filosofo italiano che ignoravo bellamente.
La tesi espressa nel titolo รจ che Berlusconi sia l'artefice, in Italia, del completamento di tutta una serie di trasformazioni della societร che erano iniziate o che erano state ben esplicitate durante il '68.
Mettere insieme i giovani del maggio '68 e il vecchio satiro che fino a pochi mesi fa era il nostro presidente del consiglio, solo a pensarla questa associazione mi viene l'orticaria. Resisto e vado avanti nella lettura.
E faccio bene perchรจ il sessantotto e Berlusconi (di cui l'autore continua ad avere difficoltร a ricordarsi il cognome) sono citati e discussi ma come due momenti storici, il passato prossimo e l'oggi, piรน che come cause della situazione italiana fra loro connesse. La prima parte del libro esamina alcuni aspetti, la famiglia, la scuola, l'universitร e la sanitร , e per tutti Perniola trova delle spinte iniziali nel sessantotto per il disfacimento che poi trovano la loro realizzazione nel periodo di Berlusconi ma non come periodo di rottura rispetto a quanto venuto prima anzi di continuitร e di accentuazione. La scuola non l'ha ridotta cosรฌ Berlusconi, o meglio, non l'ha ridotta cosรฌ solo Berlusconi. Le tesi di Perniola possono essere condivisibili anche sul collegamento ideale fra azione del sessantotto e azioni di Berlusconi perchรจ sottolinea, sempre, che se di collegamento c'รจ stato รจ involontario, i fini diversi e le motivazioni divergenti: ma uguale il risultato.
In realtร Berlusconi ha liberato l'ignoranza degli italiani da ogni cattiva coscienza, da ogni colpa, da ogni vergogna, portando a termine un processo iniziato nel Sessantotto sotto un'altra bandiera.
Nella seconda parte del libro Perniola fa uno scarto che sulle prime stupisce il lettore e che potrebbe valere un titolo alternativo, ma meno di richiamo, al libro: La situazione culturale in Italia e Cina. Perniola espone in poche pagine il ruolo della cultura o, meglio, dei portatori di cultura in Cina con una visione storica che inizia dagli albori dell'impero cinese e si concentra sugli ultimi decenni, da Mao ai giorni nostri, con attenzione al ruolo del confucianesimo. Per poi passare all'Italia e alla condizione della cultura, al suo imbarbarimento: non รจ solo Berlusconi e il suo metodo responsabili di quello che siamo diventati, anzi Perniola mette in discussione noi tutti e la nostra capacitร di indignarsi (seguendo la moda anche editoriale di libri che invitano a indignarsi). La domanda che l'autore pone ai "cari" lettori รจ Possiamo indignarci se noi stessi non abbiamo dignitร ?
L'importanza di un libro come questo sta anche in questa affermazione, nelle ultime pagine:
I caratteri fondamentali della comunicazione sono descritti benissimo dagli Stoici sotto il termine di stoltezza. Lo stolto non รจ uno sciocco, uno stupido, un ottuso ma l'essere umano che, in preda a un continuo turbamento, cambia opinione da un momento all'altro; incapace di stare fermo [...]; incapace di ascolto, parla e agisce in modo inconcludente; inetto a elaborare valutazioni stabili e a compiere scelte irreversibili, salta ora qua ora lร .
