Questa terra è la mia terra di Woody Guthrie

Stufo di libri gonfi di piccole vite di scrittori ma guai a chiamarli biografie, no, son romanzi, autofiction, solo spunti o sputi di vita d'autore per raccontare immemorabili prose, per autodirsi che bravo che sono, delle pippe insomma.
Stufo di libri d'amore dove conta la dimensione, di libro 'attrezzo' o suv, scegliete voi, non si può dire che sono porcate, forse un po' maiale chi legge e attenzione che la figlia adolescente non veda cosa legge la mamma altrimenti dopo come lo spieghi, alla creatura, che alla mamma piace il cuoio?
Stufo di leggere l'articolo di uno scrittore che esalta Kafka per non aver voluto pubblicare nulla o quasi in vita, che seguisse il suo esempio, non domando di meglio, ogni tre libri che scrivi, ne butti via due e mezzo, e ti dico grazie, grazie Piperno.

Basta, leggo chi ha qualcosa da dire, da raccontare, una vita vissuta, chi ha scritto quello che serviva, non una riga in più.

Woody Guthrie è quello che sulla sua chitarra ha la scritta 'this machine kills fascists' e in realtà la chitarra, le canzoni e la voce di Guthrie uccidono una categoria più ampia di quella dei fascisti, uccide gli uomini che sfruttano altri uomini, uccide che divide gli uomini fra chi ha diritti e chi non deve avere nulla.


Non parlo, non ne ho le competenze, della sua influenza musicale, di quanto Dylan e Springsteen, solo per fare due nomi, devono a Guthrie, rimando all'introduzione di Alessandro Portelli o ad altri libri di Portelli sul blues.
Cito solo due canzoni che amo ascoltare, una voleva essere un 'contro' inno nazionale e come inno è bellissimo, 'This Land is Your Land', QUI trovate il link alla canzone su YouTube.
L'altro è la ballata di Sacco e Vanzetti, QUI il link.

Il libro inizia con Guthrie su un treno, viaggiatore clandestino insieme a tanti altri, un treno diretto a Chicago, tutti uomini senza lavoro, tutti in cerca di un lavoro qualsiasi. Scoppia una rissa gigantesca che coinvolge l'intero vagone, lui e un suo compagno di viaggio di colore riescono a rifugiarsi sul tetto del vagone, al riparo dalla rissa ma esposti alle intemperie, ad una pioggia gelata e continua. Da qui parte il lungo flashback che dura tutto il libro.
Conosciamo il piccolo Woody, la sua famiglia, prima agiata e poi caduta in miseria, la sua città, Okemah, in Oklahoma, lui, nato nel 1912, da bambino assiste alla corsa al petrolio, l'arrivo di frotte di lavoratori che impiantano campi petroliferi, nuovi insediamenti provvisori perchè oggi c'è il petrolio, c'è lavoro ma domani tutto finisce e bisogna ripartire, abbandonare tutto. Woody vede e racconta il lavoro, il cambiamento delle comunità, la distruzione della natura come evento 'naturale', come l'alternarsi delle stagioni.
L'infanzia e l'adolescenza sono segnate dalla caduta nella miseria della sua famiglia, dalla morte della sorella per un incidente, dalla pazzia della madre.

Non è figlio di artisti, non ha la musica nel sangue, ecco come racconta il suo incontro con la musica:
" Poi mio zio mi insegnò a suonare la chitarra e così un paio di volte la settimana andavo nei ranch vicini a suonare per la square dances. Andavo dappertutto cantando i vecchi motivi, inventandoci sopra parole sempre nuove. [...] una canzone la canti e arriva nelle orecchie della gente che si mette a saltare e a cantare con te, e quando hai finito di cantarla non c'è più, così ti pagano per cantarla di nuovo. E poi, quando dici tutto quello che ti passa per la testa, puoi inventare un sacco di storie per trasmettere le tue idee al prossimo. E laggiù nelle pianure del Texas, proprio in mezzo alla conca di polvere, con il boom del petrolio ormai finito, il grano soffiato via e la gente a spasso afflitta da ipoteche, debiti, conti, malattie e preoccupazioni che piovevano da ogni parte, mi sembrò che ci fosse materia per scrivere un sacco di canzoni. [...] Poi cominciai a prendere coraggio e a scrivere canzoni su quello che veramente pensavo ci fosse di storto, e su come aggiustarlo; insomma, canzoni che dicevano quello che tutti pensavano in questo nostro paese.
Ed è questo che mi ha fatto andare avanti da allora."

Poetica e dichiarazione di intenti sta tutta qui, il seguito è una dimostrazione pratica di quanto scritto: i suoi viaggi continui da una parte all'altra dell'America, sempre a cantare, sempre in mezzo a chi lavora, a chi il lavoro lo insegue, incapace di fermarsi perchè non disposto al compromesso, non vuole limiti alla sua libertà di cantare e di vivere. Esemplare la descrizione del viaggio per raggiungere una sua zia benestante: attraversa mezza America con mezzi di fortuna, rischia la morte per fame e per i mezzi di trasporto usati, rischia la prigione e quando arriva, quando vede cosa lo aspetta, si gira e se ne va.

Guthrie ci sa fare con le parole, è il suo mestiere comporre anche sul momento le canzoni e nel libro ci sono dei brani bellissimi, quelli che potrebbero essere delle canzoni, con lo stesso ritmo, con la stessa lunghezza. Decrive molto bene le risse, da quelle a cui partecipava da bambino a quelle che cerca di evitare fra adulti, si vede che lo hanno sempre appassionato, le vede come una specie di sfogo necessario per gente arrabbiata. Però Guthrie non è uno scrittore, forse non ne ha la pazienza, comporre una canzone e scrivere un libro sono lavori ben diversi: alla lunga si sente questa sua imperizia, è un peccato veniale, si perdona volentieri la forma a chi ha qualcosa di vero da raccontare.

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