Desperate Writers di Bruna Graziani

Deve esserci qualche cosa, un dettaglio anche minimo, che attira un lettore verso un libro. La copertina, il titolo, la forma, l'amico che te l'ha consigliato. Per Desperate Writers questo particolare è Flannery O'Connor. L'autrice si dichiara discepola di Flannery, apri il libro e trovi un pavone (riferimento per iniziati alla fede), apri un'altra pagina e trovi una sua citazione e poi un ritratto e un'altra citazione. Dettaglio che avvicina e base solida su cui costruire un piccolo e agile manuale di scrittura o, come recita il sottotitolo, Vademecum per scrittori irriducibili.

Non sono un patito del genere, nè della manualistica nè della scrittura creativa, preferisco leggere una bella pagina piuttosto di una pagina che mi spiega come scrivere bene. Questo libro però ha dei grandi vantaggi: è ironico, sa scherzare su quello che sta spiegando, rendendo più leggere le imposizioni e i precetti che fornisce. Prendiamo i tre puntini di sospensione. Non è la prima volta che mi sento dire o leggo da qualche parte che non bisogna usarli e sempre in modo categorico. Ecco come Bruna Graziani inizia il capitolo dedicato ai puntini (e al punto esclamativo): "Sono scarafaggi pelosi e puzzoni." Dopo mi spiega il perchè però intanto me li ha mostrati e prima di usarli ci penserò almeno due volte.

Oltre all'ironia c'è la consapevolezza che alcuni precetti siano fondamentali, siano la base sopra la quale costruire qualsiasi tipo di narrazione con qualsiasi tipo di personaggi. Riassumendo, i precetti di questo libro sono: elimina il superfluo e show don't tell. L'immagine che usa l'autrice è il setaccio, far passare il testo scritto attraverso il setaccio, varie volte, con maglie sempre più fini, eliminando tutto quello che non serve o che appesantisce: i puntini di sospensione sono uno dei tanti esempi fatti. Per il mostrare al posto di dire, gli esempi del libro sono molto utili: Bruna Graziani insegna scrittura narrativa e autobiografica e utilizza piccole frasi, tratte da testi di suoi allievi, dove c'è la prima stesura e una seconda che applica lo show don't tell.

La terza buona cosa di questo libro l'ho già detta: è Flanney O'Connor, i brani tratti dai suoi libri, fino a quello di pag. 73 e 74, tratto da "La vita che salvi piò essere la tua". Bruna Graziani ci scrive a fianco: "Imparare a memoria e recitare al vespro, davanti a un'immaginetta intermittente di Flannery. Il rito giova anche agli atei."



Vi lascio con due piccoli brani di Bruna Graziani: in realtà il suo libro non è solo un manuale di scrittura perchè l'autrice non resta in cattedra, viene in mezzo a noi lettori/aspiranti scrittori, cerca un contatto e offre la sua visione etica della scrittura.

"Incoraggio le donne ad essere assertive, a togliere espressioni e parole che esprimono dubbio. Che lo facciano a partire dalla scrittura sperando che questa si rifletta e condizioni anche le decisioni quotidiane. Insegna a dar fiducia alla mente, ad avere il coraggio delle proprie opinioni."

"Ogni vita è normale e irripetibile allo stesso tempo. Rousseau si impegnò a raccontarla non perchè eccezionale, ma perchè unica. Ci sono cimiteri pieni di nomi e di volti, persone che hanno vissuto, la cui esistenza è ricca di dettagli che non hanno raccontato. E allora vendichiamoli! Snoccioliamo il maggior numero di dettagli che ci passano sotto gli occhi, facciamolo anche per chi non l'ha fatto, viviamo e vivremo dentro particolari che se non descriviamo diventano invisibili, insensati anche per noi."

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