La solitudine di un riporto di Daniele Zito

Altro che lezioni di economia, basta con le simulazioni di conto economico, al bando le teorie sul servizio ai clienti. Basta. D'ora in poi le scuole librai adotteranno questo unico libro come libro di testo, come riferimento, come bibbia: La solitudine del riporto di Daniele Zito.
Lì dentro c'è tutto, c'è un libraio, c'è una libreria, ci sono i libri e i clienti: tutto quello che si vuole sapere sull'argomento, lì c'è. E' un libro ultimativo: dimenticate le atmosfere di  84 Charing Cross Road o le storie sdolcinate da libreria di Notting Hill, qui si parla di una libreria seria:
Non che il libraio avesse mai letto nessuno di quei libri. La sua ignoranza in materia era sconfinata, dal momenro che si faceva vanto di aver smesso di leggere trent'anni prima. Ma faceva quel lavoro da secoli e conosceva i lettori come le proprie tasche. Chiedevano sempre le stesse cose, credendosi originali e ogni tanto chiedevano cose nuove, credendosi anticonformisti. Strane bestie, i lettori.
E poi ci sono delle semplici istruzioni anche per come affrontare il mercato perché una piccola libreria, se vuole, ha i mezzi per combattere anche le grandi catene:
Non bastavano i clienti a dargli fastidio. 
Ogni tanto, una delle grosse catene di librerie che furoreggiavano nel Paese devideva di aprire una filiale giusto giusto vicino alla sua libreria.[...] Se lui riusciva a malapena a far quadrare il bilancio con quei quattro lettori taccagni che lo infestavano, come avrebbero fatto quelle sottospecie di centri commerciali a non fallire? [...] un nuovo concorrente in quartiere significava una spesa aggiuntiva oltre che un sacco di grane. Doveva ancora una volta comprare, a peso d'oro, da quei loschi conoscenti, cospicue quantità di trinitrotoluene; quindi confezionare gli ordigni artigianali che nottetempo avrebbe disposto lungo il perimetro del megastore [...] i libri avrebbero poi alimentato l'incendio per ore.

Come può un libraio non prendere in simpatia il protagonista di questo libro? Per me è stata simpatia e sintonia a prima vista ( a prima pagina ); ho trovato, raccontato da questo autore esordiente, un personaggio originale, simpatico, credibile nella sua assurdità, un caso umano che ti muove il cuore. Una simpatia del genere non la provavo dai tempi del primo Malaussene, dal capro espiatorio in casa editrice.

Questo è l'inzio del romanzo:
Nessuno può dire di aver conosciuto il dolore finché non ha visto un riporto.
Il libraio, ormai non più giovane, con una capigliatura improbabile (il riporto), viene da anni passati in manicomio: è matto e libraio. In libreria è rinchiuso, dalla libreria non può uscire per motivi che si chiariranno nel corso del racconto. Il libro è la narrazione di quello che succede per questa sua sfida al divieto di uscire: il libraio finalmente esce e si avventura nella vita, al di là di libri e libreria, nella vita "vera".

Questo libro, come tutti i bei libri, si presta a diverse letture; quella semplice attaccata ai fatti raccontati; quella che gioca con i rimandi di citazioni ( Perché se è vero che tutte le famiglie rumorose sono uguali, è ancor più vero che quelle silenziose lo sono ognuna a suo modo. ); quella che parla della situazione di noi uomini, anche se non librai matti, che vediamo nella ribellione alla prigione che ci siamo costruiti l'ultima nostra chance per una vita vera; quella che legge in questo libro la parodia dell'Italia intera in quanto paese di buffoni (geniale l'invenzione dell'estremismo eversivo di centro). E altre che mi saranno sfuggite.
Ma al di là delle interpretazioni, mi bastano alcune pagine di questo libro per dire che vale la pena leggerlo: come quelle dedicate alla vestizione del libraio, che esce per andare da una donna. Ha capito come fare per conquistarla:
Doveva cercare qualcosa che aumentasse a dismisura il suo fascino, rendendolo irresistibile. [...]
I libri, ecco cosa! Come aveva fatto a non pensarci prima?
Tutte le donne amano i libri e, se non amano i libri, amano gli uomini che leggono; e lui non era un lettore qualunque, era un libraio! Lui, quei libri, li possedeva, li cambiava di posto, li sfogliava, li sistemava negli scaffali e poi li vendeva con infinita spregiudicatezza. Il suo mestiere era fascinazione pura. Occorreva solo trasmetterla.
E qui iniziano le pagine in cui il libraio deve scegliere il libro giusto da portarsi all'appuntamento: leggetevele. Per me sono fonte di ispirazione, metterò uno specchio in libreria e quando qualcuno vorrà un libro, lo guarderò per bene, penserò a che libro gli può star bene e poi consiglierò di "provarselo addosso"...

Non voglio raccontare altro della trama se non che c'è una donna appassionata, un poliziotto idiota ( Quindi la prima domanda era: Il libraio era di destra o di sinistra? ), un boss malvagio.

Adesso spero che arrivi l'autore a Venezia a presentare questo libro, una presentazione col botto giusto per sistemare la concorrenza....

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