Due soldati a confronto: Harry Parker e Brian Turner

Cosa spinge due case editrici come SUR e NN a pubblicare quasi in contemporanea due libri sulla guerra e entrambi scritti da veri soldati che parlano delle loro esperienze?
Me la sono posta questa domanda, troppa è stata la sorpresa vedere questi due titoli con due copertine che si richiamano. Li ho letti e non ho ancora trovato la risposta.
Un soldato inglese, Harry Parker, capitano dell'esercito, va in missione in Afghanistan e perde le gambe saltando su una mina, su quelle che abbiamo imparato a conoscere come IED (Improvised Explosive Device). La sua storia viene raccontata dagli oggetti: sono loro che ci dicono cosa fanno gli umani che stanno intorno, dal laccio emostatico che racconta le fasi concitate subito dopo lo scoppio della mina, alla protesi che racconta i suoi primi passi.
Un soldato americano, Brian Turner, sergente maggiore, parte per l'Iraq allo scoppio della seconda guerra del Golfo. Oltre a chi marciava per la pace, all'epoca molti erano convinti che quella fosse la cosa giusta da fare: lui va a fare il soldato perchè la sua famiglia, da generazioni, lo ha fatto.

In entrambi i libri gli autori sono al primo romanzo, la scrittura è un'esigenza che nasce dopo la loro scelta di arruolarsi, eppure entrambi trovano il modo di fare letteratura raccontando della propria esperienza. Parker grazie a questa tecnica di far raccontare gli oggetti creando, sia per l'autore che per il lettore, una minima distanza dall'azione raccontata. Turner grazie alla capacità di raccontare i dettagli, le impressioni, lasciando al lettore di passare dal particolare al generale, dall'episodio alla storia.

In entrambi i libri la guerra è in primo piano, è centrale nell'azione e nella testa dei protagonisti, ci devono vivere e devono cercare di non morirne. Eppure sia per Parker che per Turner sembra che la cosa più importante sia quello che c'è dopo: per Parker tutto il periodo di riabilitazione, il rendersi conto che è vivo e può continuare a vivere anche senza due gambe, anzi è come se iniziasse una nuova vita. Turner invece sottolinea la difficoltà di ritornare dopo la guerra: quello che si sognava andando in missione per rimanere attaccatto alla vita e all'umanità, quando le missioni finiscono non basta, non serve.

Anatomia di un soldato
di Harry Parker
tradotto da Martina Testa
pagine 349, 17,50 €
edizioni SUR


La mia vita è un paese straniero
di Brian Turner
tradotto da Guido Calza
18,00 €
edizioni NN

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