Oltra alla protagonista, alcune cose si ritrovano in tutti i racconti.
Il doppio piano temporale vissuto e raccontato
dalla protagonista in un alternarsi continuo, dal passato che porta a questo presente e indietro (nel
primo racconto lei è ancora una bambina e il passato sono i
ricordi della nonna del suo compagno di giochi). Oltre alla funzione narrativa, questo doppio tempo sembra ricordarci che
quello che siamo non lo decidiamo adesso ma dipende dalla nostra
storia, dalle nostre azioni passate.
La questione dello spazio privato della protagonista, in molti racconti esemplificato
proprio nel letto, nel letto a due piazze che diventa troppo piccolo, che bisogna separare nei due materassi o abbandonare per ritrovare lo spazio dove respirare.
Il
non poter stare in equilibrio, inteso in senso fisico: queste donne (o
la stessa, in età diverse) protagoniste dei racconti sono spinte da se
stesse o dagli eventi a modificare l'equilibrio, sempre precario, in cui
erano vissute fino ad allora: e allora sono le amicizie a finire o le
storie d'amore.
Non c'è consolazione nelle storie della
Milone, solo vita, solo presa diretta dei sentimenti di uomini e donne di
questi decenni. Una scrittura sempre tesa, onesta verso i protagonisti e
verso chi legge: quando si parla di relazioni che finiscono, esperienza
che tutti abbiamo fatto almeno quanto quella di nuovi amori, è facile
scivolare in stereotipi, psicologia spicciola e ricette da posta del cuore. La Milone ci
lascia lì, soli, con le conseguenze della nostra vita a domandarci fino a
che punto noi siamo dei lottatori.