Del mestiere di libraio

"I libri bisogna leggerli (ahimè, ci vuol tanto tempo); è l'unico modo per scoprire ciò che contengono. Certe tribù selvagge li mangiano, ma leggerli è l'unico metodo di assimilazione conosciuto agli occidentali"
Questo scrive E. M. Forster nel suo saggio del 1927 "Aspetti del romanzo" (ediz. Garzanti 2011, traduzione Corrado Pavolini) e da allora ad oggi la situazione non è cambiata: per conoscere i libri bisogna leggerli, per leggerli ci vuole tempo.

Pochi giorni fa ho ascoltato alla radio un libraio che voleva almeno avere il tempo per leggere le quarte di copertina o i risvolti: lo capisco, deve essere travolto dalla quantità di titoli che ogni giorno arrivano in libreria e che, nessuno lo nota mai, ogni giorno fanno il tragitto inverso, dalla libreria all'editore.
Lo capisco, ma che tristezza!

Io rivendico il mio diritto di leggere i libri, di proporre ai lettori quelli che mi piacciono e di togliere dalla mia libreria quelli che non mi piacciono.

Ci vuole tempo per leggerli, ci vuole tempo anche per scrivere un commento che abbia un senso: per questo nel blog della libreria con ci sono recensioni ogni giorno anche se ogni giorno leggo. E in questi giorni mi sto perdendo nelle pagine dalla incredibile capacità affabulatorie dell'ultimo libro di Elena Ferrante, "L'amica geniale": perchè dovrei leggerlo in fretta e far finire subito questo piacere?

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