Come piccolo omaggio alla Romania, paese ospite del Salone del libro 2012 di Torino, ecco un libro di un'autrice rumena, Lilian Lazar.
Questo è un libro scritto in francese: Lazar se ne va dalla Romania nel 1996, poco dopo la caduta del regime comunista di Ceaucescu, e come altri illustri emigrati rumeni in Francia, decide di scrivere non nella sua lingua madre ma nella sua nuova lingua, la lingua scelta. E' ancora una scrittrice rumena Lazar pur scrivendo in francese? Non c'è una risposta univoca, questo è il primo libro di Lazar, vedremo le prossime opere. Di sicuro questo è un libro rumeno per argomento e per atmosfera e la necessità di essere scritto traspira da ogni pagina, si sente che l'autrice dà sfogo ad una storia che ha tenuto dentro per anni, che forse non è nemmeno del tutto sua in quanto storia corale del suo paese, della sua terra e lei in alcuni momenti più che scrittrice 'traduce' per noi quell'angolo di Romania, quello che è stato per lei, la sua famiglia, la sua gente.
Siamo a Slobozia, che in rumeno significa terra di uomini liberi, come il titolo, un piccolo paese della Moldavia, perso in mezzo alla foresta, che vive della legna della foresta, un'unica strada che lo collega al resto del mondo, un lago vicino con una brutta fama e un terribile nome, Fossa dei Leoni.
Questo è lo sfondo del romanzo e questo è anche il primo e forse principale personaggio del libro, di sicuro quello più amato dalla scrittrice, figlia di un guardiaboschi e cresciuta in mezzo ad una natura che convive, con reciproco timore e rispetto, con gli uomini. Il simbolo di questa natura non doma è il lago, che agisce nel vero senso della parola, che è dotato, nella finzione del romanzo e nella credenza della gente del posto, di poteri che vengono dispiegati a favore o contro gli uomini. Ma questo non è un romanzo fantasy e nemmeno una storia di vampiri, come le zone dove è ambientato potrebbero far sospettare: è semplicemente un romanzo dove la natura non aspetta di doversi rivoltare a interventi troppo invadenti dell'uomo - come può avvenire nelle nostre contrade quando un fiume ingabbiato in argini troppo stretti una volta ogni tanto esonda e porta con sè tutto quello che trova - ma vive fianco a fianco con l'uomo: sono le stesse credenze, al limite del paganesimo, degli uomini a conferirle questa grande potenza. La Fossa dei leoni è il luogo dove, si narra, hanno trovato la morte un esercito turco e questo basta per segnare questo luogo come luogo maledetto, da evitare.
Le vicende del romanzo narrano di un bambino, Victor Luca, che diventa uomo commettendo un atto che il lettore considera dovuto e liberatorio: uccide il padre violento. Victor, insieme alla madre, era l'oggetto di continue violenze da parte del padre e quando, con l'aiuto del lago (!), riesce ad ucciderlo, chi legge è con lui, lo comprende, lo giustifica. La morte del padre, senza testimoni, viene considerata un incidente e la vita di Victor continua. Quando però Victor ucciderà una sua coetanea solo perchè si rifiuterà di andare ad un ballo con lui, qualche sospetto sulla sua sanità psichica inizia a farsi strada nella mente del lettore ma non nella mente di sua madre che lo nasconde, nè del prete del paese che gli farà scontare una pena, come dire, alternativa:nascosto in casa con il resto del paese che lo considera morto nella fuga, il prete lo arruolerà nella resistenza cristiana al regime comunista e gli farà usare il tempo che passa a casa a trascivere su quaderni testi religiosi proibiti, in modo da avere copie da far girare clandestinamente. Questo è il secondo aspetto veramente interessante, dopo il protagonismo della natura, di questo libro: la descrizione precisa e spiegata della vita in Romania sotto il regime comunista. Lazar scrive in francese e non scrive per i suoi connazionali e quindi, con discrezione e capacità, fornisce tutte le spiegazioni che servono per entrare in un mondo che, pur vicino, è rimasto molto lontano dal nostro: l'importanza della chiesa nel periodo comunista in Romania che, a differenza della Russia, non era stata soppressa ma veniva controllata imponendo i preti complici con il regime; il funzionamento stesso della chiesa ortodossa, che un prete potesse avere moglie, fin qui ci potevo arrivare, ma non che fosse un disonore il suo non generare figli, tale da far andare prete e moglie in monastero lontano dalla comunità dei fedeli; il conformismo contagioso appena il regime di Ceaucescu crolla.
Altre vicende aspettano Victor Luca, la sua famiglia, il prete e tutti i personaggi minori che fanno parte di questa storia; Victor Luca cercherà di espiare la propria colpa, di diventare 'migliore' , di cambiare la propria natura violenta, prima aiutato dalla famiglia e dal prete e poi da un personaggio che arriva al paese alla ricerca di un posto isolato, dove stare a contatto con Dio. Questo romanzo è pieno di riferimenti alla religione e alla superstizione, cioè a tutti quegli aspetti del soprannaturale non inquadrati nella religione ufficiale: eppure questo è un romanzo essenzialmente di uomini e donne, che nella loro vita hanno necessariamente a che fare con questa religiosità, cristiana o pagana che sia, ma sono profondamente uomini e donne, forti come solo chi crede in qualcosa può essere e deboli come solo chi non ha nessun centro può essere; nessun superpotere, nessun dio invidioso. Il dio è invocato, il diavolo è presente ma è una storia di esseri umani, nella loro solitudine.