Lo confesso, mi sono fermato a pagina 132 e mi faccio i complimenti da solo per avere resistito così a lungo.
Mi domando se tutta la filiera del libro, dallo scrittore all'editore giù giù fino al libraio, si pongano la questione fondamentale: per quale motivo uno dovrebbe spendere dei soldi - e in questo caso non sono pochi, 20 euro - e passare del tempo a leggere questo specifico libro che io scrittore sto scrivendo, io editore sto valutando, io libraio metto in vetrina?
Per questo libro di Piperno, io non so darmi risposta. Non riesco a trovare dei buoni motivi per continuare la lettura delle avventure di Filippo, quarantenne ebreo romano, nullafacente, artista consapevole in cucina e inconsapevole con i fumetti, contento solo quando può fare del sesso con la moglie Anna, ricca attrice di fiction tv, con problemi di anoressia, nè del fratello di Filippo, Samuele, di poco più giovane, un recente passato fra gli squali della finanza, un presente come trader internazionale del cotone, una fidanzata che non riesce a soddisfare sessualmente causa la sua impotenza e un'amante che invece soddisfa perchè entrambi sono patiti di masturbazione.
Ci sono diversi miliardi di persone al mondo, non so quanti siano i personaggi che ogni anno nascono nei libri pubblicati, ma di sicuro sono tanti. Cosa ha fatto Piperno per farci interessare alla sorte proprio di Filippo e Samuele? Che sia interessato lui è scontato, sono suoi i personaggi, sono nati da lui. Ma io, noi lettori, per quale motivo dovremmo interessarci?
Oltre ad usare una lingua scorrevole e corretta, non vedo particolarità di stile che mi facciano seguire con piacere il suo racconto, anzi. Invece i personaggi, nella loro estrema caratterizzazione risultano poco verosimili, leggendo le prime 132 pagine mi è sembrato di guardare una fiction televisiva con a volte dialoghi improbabili.
Poi, durante il racconto, ogni tanto fa capolino l'autore e mi fa sobbalzare, a me lettore. E' tutto in terza persona, raccontato dal punto di vista i Filippo il primo capitolo, di Samuele il secondo; ogni tanto però si passa alla prima persona, all'io, che è lo scrittore che commenta il personaggio, come se il personaggio fosse una creatura autonoma rispetto allo scrittore e quindi lui, scrittore, potesse in qualche modo dissociarsi rispetto alla sua creazione. Ecco un brano: "Le mille avventure di
questo supereroe sui generis erano intervallate dai suoi sogni
apocalittici, a mio parere un po' troppo didascalici".
Il brano che mi ha convinto a mettere giù il libro è a pag. 118, le altre pagine le ho lette per inerzia.
Se è vero che lei ama così tanto prenderlo in bocca a Marco, perché si rifiuta di elargire un analogo trattamento all'uomo di cui, a suo dire, non può più fare a meno? All'uomo con cui scambia almeno un centinaio di sms al giorno? Al primo uomo a cui dà il buongiorno al mattino a all'ultimo a cui augura la buonanotte prima di addoirmentarsi come una bimba?All'uomo che si masturba di fronte a lei e di fronte al quale lei non può che fare altrettanto?
Questo libro ha vinto il premio Strega edizione 2012. In America, il premio Pulitzer nel 2012 non è stato assegnato perchè i libri in concorso non sono stati ritenuti all'altezza del riconoscimento. Evidentemente sono diversi modi di intendere un premio letterario.