Manifesto degli editori indipendenti

E' una lettura lunga ma ne vale la pena: chi è interessato a conoscere il mondo del libro troverà in questo manifesto molte informazioni e proposte interessanti. QUI l'intero documento in pdf.
Valga per tutte questo passo sul rapporto, oggi in essere in Italia, fra editori-distributori-librerie, dove si capisce ancora una volta in più l'importanza dell'indipendenza, degli editori e delle librerie.

[...] siamo di fronte a un mercato davvero così “libero”, governato dalla mano invisibile delle ruvide leggi della domanda e dell’offerta? I diversi soggetti che abitano questo mercato si muovono tutti ad armi pari sottoposti al solo criterio del gusto del consumatore? Sul risultato finale della vendita del libro è del tutto irrilevante che un gruppo, o un singolo marchio editoriale, sia proprietario della distribuzione e di una parte consistente dei punti vendita? E, all’interno di queste stesse librerie di catena, qual è il criterio che assegna spazio e visibilità ad alcuni marchi editoriali, negando o limitando quello di molti altri?
In questi stessi anni la filiera del libro ha progressivamente eroso i margini di ciò che resta all’editore del prezzo di copertina. La legge italiana sul prezzo fisso (legge Levi), oggi garantisce che i libri siano venduti grossomodo allo stesso prezzo in tutti i punti vendita, limitando e regolando la possibilità di sconto e di offerta al pubblico. Ma nessuna legge regola le percentuali di sconto che la distribuzione e la promozione trattengono, né le percentuali di sconto che le librerie rivendicano e spesso riescono a imporre.

La concentrazione della filiera ha reso così alquanto asimmetrica una relazione contrattuale che vede, da un lato, noi editori indipendenti e, dall’altro, una o più reti di librerie in grado di dettare le condizioni dell’accesso al mercato. Con un accesso al mercato di fatto “monopolizzato” dai circuiti delle librerie di catena, siamo venuti a trovarci nell’impossibilità di negoziare qualunque condizione economica. A maggior ragione, quando a “mediare” tra noi e le librerie sta un distributore la cui compagine societaria è chiaramente riconducibile a quella delle stesse librerie a cui vende.
È forse anche in virtù di questo che oggi da editori non riusciamo più a concordare, né con la rete di librerie né con la distribuzione, alcuna condizione inerente le percentuali che spettano alle librerie (e relativi «sovrasconti»), la quantità dei libri dati in omaggio e le scadenze di pagamento. In questi anni la percentuale del prezzo fisso del libro “accordata” alle librerie di catena è continuamente e spaventosamente aumentata. Fino ad arrivare per alcuni di noi a punte del 63% del prezzo di copertina, trattenuto dalla filiera libreria-distribuzione. Con la percentuale restante, decurtata da quella del diritto d’autore, dobbiamo far fronte a tutte le nostre spese, inclusa ovviamente la stampa. Le scadenze di pagamento del distributore nei nostri confronti oscillano poi tra i 5 e i 12 mesi, costringendo di fatto gli editori a ricorrere a forme di indebitamento (privato o con fornitori) o al prestito bancario.
È inoltre risaputo che il tempo medio di permanenza delle novità in libreria è sempre più breve ed è oggi assestato intorno ai 30/40 giorni. Ciò che non si vende, si rende: è la rotazione delle novità. Per la prima volta nella sua storia, il libro diventa una merce deperibile, come lo yogurt, un prodotto con una stagionalità, come i costumi da bagno. Diversamente da questi ultimi – che non possono essere restituiti al produttore – il libro viene in
vece ridato al distributore che a sua volta, dopo aver decurtato l’importo della vendita precedentemente fatturata, lo rispedisce a noi editori. Nel frattempo la libreria può anche ricambiare idea e chiedere nuovamente il libro. Così, spesso siamo preda, oltre che delle banche, anche di un meccanismo di “presunta vendita” che può ripetersi all’infinito, per qualunque tipologia di libro e a prescindere che si tratti di una novità, di una ristampa o di un titolo di catalogo anche uscito un decennio prima. Ma indipendentemente dall’esito finale della vendita di un libro – approssimabile solo nell’arco di diversi mesi ed elemento sul quale si fa il guadagno del distributore –, il distributore è in grado di “guadagnare” persino dai libri non venduti. Quando infatti il rapporto tra libri distribuiti e libri venduti supera una soglia fissata dal distributore (e variabile da editore a editore), il distributore applica una misura che noi chiamiamo “penale” e lui “franchigia”, con la quale recupera le spese sostenute per la movimentazione di merce non venduta. In questo modo il famoso rischio d’impresa, contrappunto dell’altrettanto famoso libero mercato, viene ribaltato interamente su noi editori.
Che dietro al mercato del libro ci sia un mercato “truccato” è una percezione forte e diffusa. A ribadirla, in questi anni, è intervenuta anche la diminuzione della nostra presenza in libreria o la significativa flessione del numero di copie dei libri-novità che riescono ad arrivare sugli scaffali. Con le dovute differenze che caratterizzano i singoli marchi, l’editoria indipendente tutta ha visto mediamente precipitare la quantità di copie che riesce a immettere nel circuito librario. A decidere quanto e come un libro può vendere non è più il lettore – né il consumatore, termine più consono alla realtà editoriale odierna –, ma la direzione marketing delle librerie di catena.
Ciascuno di noi ha l’approfondita esperienza di potenziali acquirenti che in libreria non riescono a trovare i nostri libri, che non riescono a richiederli né a ordinarli,che ricevono risposte casuali e scorrette («è esaurito», «è fuori catalogo», «non esiste», «il distributore non ce lo manda»…), che vengono di fatto spinti ad acquistare quello che in libreria già c’è e preferibilmente sta nelle pile sui banchi. Anche quando abbiamo un bacino di lettori, anche quando c’è qualcuno che davvero vuole comprarci, l’organizzazione e il modello di vendita delle librerie di catena fanno di tutto per dissuaderlo. A decidere se un libro può o meno essere venduto non è nemmeno più il distributore o il suo agente di vendita, che spesso si accontenta di ratificare la volontà di una direzione commerciale. Il ruolo di promozione dell’agente di vendita – che dovrebbe rappresentare l’editore e il suo progetto culturale e magari anche “crederci” – è spesso del tutto ininfluente ed è egli stesso a dichiarare di non avere più alcun potere. Eppure, a fronte di questo, su ogni singola copia venduta, per tutta la durata dell’esistenza di un libro, c’è una percentuale fissa (quasi sempre superiore a quella del diritto d’autore) spettante alla promozione. A prescindere dal fatto che la vendita sia il risultato dell’effettivo lavoro della promozione o di un acquisto casuale di un fortunato lettore che è riuscito a trovare proprio il libro che cercava.

Andrebbe ripensata la ripartizione dei costi e degli sconti applicati all’interno della filiera distribuzione-promozione-libreria, che al momento pesa in gran parte sulle spalle dell’editore: costi tipografici non calibrati all’effettiva potenzialità di vendita; costi di stoccaggio e di magazzino per libri che vanno e che vengono; costi di macero per libri che tornano a noi in condizioni pietose dopo continui passaggi di mano. Alla faccia del chilometro zero e della foresta amazzonica.
È questo probabilmente il momento di interrogarci su come agire e comportarci dentro una filiera del libro che non valorizza – né culturalmente né economicamente – il nostro lavoro e il cui sviluppo è forse destinato a portare alla nostra estinzione, come già accaduto per moltissime librerie indipendenti. È il momento di chiederci come continuare a far esistere quel complesso di differenze che hanno contraddistinto la nostra proposta culturale in questi anni, la nostra bibliodiversità. Come provare a contenere e ad arrestare processi di concentrazione e di monopolizzazione del mercato – già pienamente dispiegati in altri settori – che fanno del libro una merce tra altre. Come tentare di preservare il nostro lavoro, la nostra cultura, i nostri autori e i nostri generi, nella convinzione che nessuna delle nostre proposte debba essere imposta a discapito di altre.




Chi sono questi piccoli e medi editori che hanno redatto questo manifesto e stanno passando dalle idee all'azione? ecco l'elenco, alcuni sono già presenze fisse presso libreria Marco Polo, altri arriveranno...


66thand2nd
Ad est dell'equatore
Agenzia X
Aiep
Alegre
Ananke
Argo editrice
Atmosphere
Avverbi
Bfs edizioni
Bibliofabbrica
Bradipolibri
Caissa Italia
Caracò
Cargo
Celid
Colonnese
Cronopio
Del Vecchio editore
DeriveApprodi
:due punti edizioni
Edizioni Ambiente
Edizioni Bepress
Ediz. Biblioteca dell'Immagine
Edizioni Corsare
Edizioni del Capricorno
Edizioni La Linea
Edizioni Pendragon
Edizioni Spartaco
Effigie
Elèuthera
Emons audiolibri
Espress Edizioni
Exòrma
Felici editore
Fefè editore
Fulmino Edizioni
Hacca
Historica
Homo Scrivens
Iacobelli editore
Ibis
Italicpequod
L'Ancora del Mediterraneo
La Nuova Frontiera
Las Vegas
Leone Editore
Liguori
Magenes
Mandragora
Manni Editori
Mattioli 1885
Mesogea
Mimesis
Navarra Editore
Nero Press edizioni
No Reply
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Nuova giuridica
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Prìncipi e Princípi
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Transeuropa
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