- Se rispondi alla domanda più semplice, non c'è più bisogno di quella difficile, - disse.
Forse è
così che si può evitare il fardello degli innocenti,
chiunque essi siano. Poi ho pensato che dipende, anche, da chi fa le
domande.
Brani
Tawo è in esilio a Cambridge e non dorme più. Non c'è cura per la
sua insonnia che va avanti da anni, per la quale, come dice lui, il
tempo è più efficace delle medicine.
Durante i suoi giorni, nei quali fa sempre più fatica a riposare,
incontra in una libreria, Feruzeh, una giovane esule iraniana. Che
cosa fa Brani Tawo man mano che conosce e s'innamora di Feruzeh? Fa
germogliare la memoria, beve con lei del te, leggono, scambia
ricordi, miti e leggende della sua pianura dell’Haymana, vicino
Ankara. Presente e passato si alternano nei capitoli, attraverso il tanto dialogo
e le storie, che sembrano pitture rupestri.
Tre sono i cardini delle storie e dei tempi. La
mia patria era la mia infanzia.
Bum! È così che inizia il libro, dunque, l'unico modo per farvi
ritorno sembra essere la Memoria; la Poesia, L'arte della
poesia sta morendo a causa dei
colpi di spugna dei governi; la Filosofia, quella di Wittgenstein.
Che il sole sorgerà
domani è un’ipotesi; e ciò vuol dire: noi non sappiamo se esso
sorgerà. Tutti insieme, storie e tempi, seppur
lontani e opposti, formano una sola storia e un solo tempo, un
tentativo di trovare qualcosa che s'è perso, forse la possibilità e
la bellezza di
ripetere la stessa cosa in
quella che si considera la propria casa.
Ci
sono anche due alberi di mele che, a guardar bene, sono un albero
solo, quello della vita.
Il
desiderio di raccontare storie era un segno del mio affetto.
Tra tutte le storie davvero coinvolgenti, per ciò che raccontano e
per come lo raccontano, c'è quella di Ferman e i suoi fratelli che
erano morti senza aver potuto leggere libri sconosciuti,
quella della Donna dal Volto di Zampa, del Grande Ismail, e quella
del peregrinare del Fotografo Tataro, le cui foto sono un po' un
puzzle ma delle cui parole bisogna dubitare, perché i fotografi
imitano Dio
creando delle copie false degli uomini.
Ne sa qualcosa il vecchio Os. La guerra non era ancora iniziata. Il vecchio Os, quando andò ad Ankara per la prima e ultima volta in vita sua, per inseguire la traccia di un tesoro, si fece fotografare insieme a due amici. Stette fermo come un morto di fronte a quella macchina fotografica, chiedendosi cosa ci fosse al suo interno, poi s'incamminò per tornare al paese. I due amici avrebbero dovuto ritirare la foto, ma il giorno seguente il fotografo disse loro che la pellicola si era rovinata e che doveva scattarla di nuovo. - Il terzo amico nostro non è qui però, - dissero. - C'è una soluzione – ripose il fotografo. Fermò uno dei passanti per strada, che portava la barba come il vecchio Os. Gli fece mettere una giacca, lo fece sedere davanti e gli diede un lungo rosario in mano. Quando il vecchio Os vide la foto che portarono gli amici una settimana dopo disse: - Mi somiglia, ma è come se non fossi io. - Non riuscì a prendere sonno per qualche notte, prese a girare al buio, smise di recitare le preghiere.
Brani Tawo incontra Feruzeh mentre sta cercando la macchina fotografica che il Fotografo Tataro tiene in mano nel ritratto in cui compare con suo zio. Non si vedeva la marca […], era una macchina grande quanto una mano, con un obiettivo che sporgeva in avanti e si chiudeva come un mantice. Anche Feruzeh condivide la sua memoria con Brani Tawo.- Si dice che in un tempo andato vi fosse un libro adatto per l'anima di ognuno. Veniva detto Libro del Segreto e lo si portava con sé per tutta la vita. E questo sarebbe il mio, - disse.
Le sue dita sottili e delicate poggiavano sopra il libro, tra le lettere disseminate sulla pagina come uno stormo di uccelli.
- E tutti in Iran girano con un Libro del Segreto in mano?, - dissi.
- Magari, - disse.
Ne sa qualcosa il vecchio Os. La guerra non era ancora iniziata. Il vecchio Os, quando andò ad Ankara per la prima e ultima volta in vita sua, per inseguire la traccia di un tesoro, si fece fotografare insieme a due amici. Stette fermo come un morto di fronte a quella macchina fotografica, chiedendosi cosa ci fosse al suo interno, poi s'incamminò per tornare al paese. I due amici avrebbero dovuto ritirare la foto, ma il giorno seguente il fotografo disse loro che la pellicola si era rovinata e che doveva scattarla di nuovo. - Il terzo amico nostro non è qui però, - dissero. - C'è una soluzione – ripose il fotografo. Fermò uno dei passanti per strada, che portava la barba come il vecchio Os. Gli fece mettere una giacca, lo fece sedere davanti e gli diede un lungo rosario in mano. Quando il vecchio Os vide la foto che portarono gli amici una settimana dopo disse: - Mi somiglia, ma è come se non fossi io. - Non riuscì a prendere sonno per qualche notte, prese a girare al buio, smise di recitare le preghiere.
Brani Tawo incontra Feruzeh mentre sta cercando la macchina fotografica che il Fotografo Tataro tiene in mano nel ritratto in cui compare con suo zio. Non si vedeva la marca […], era una macchina grande quanto una mano, con un obiettivo che sporgeva in avanti e si chiudeva come un mantice. Anche Feruzeh condivide la sua memoria con Brani Tawo.- Si dice che in un tempo andato vi fosse un libro adatto per l'anima di ognuno. Veniva detto Libro del Segreto e lo si portava con sé per tutta la vita. E questo sarebbe il mio, - disse.
Le sue dita sottili e delicate poggiavano sopra il libro, tra le lettere disseminate sulla pagina come uno stormo di uccelli.
- E tutti in Iran girano con un Libro del Segreto in mano?, - dissi.
- Magari, - disse.
Burhan
Sönmez vive tra Istanbul e Cambridge e ha partecipato attivamente
alla ribellione di Piazza Taksim. Per questioni politiche è rimasto
a lungo lontano dalla Turchia.
Gli innocenti di Burhan Sönmez
traduzione di Eda Ozbakay
Gli innocenti di Burhan Sönmez
traduzione di Eda Ozbakay
Del
Vecchio Editore
pag.
204, eur 14,00
Courtesy by Sabina Rizzardi