NOSTRO FIGLIO di Alon Altaras


Tutti gli uomini del presidente รจ il titolo di un noto film. Tutte le donne dello scrittore, potremmo dire nel nostro caso; dopo Maricika e Odelia, infatti, arrivano Yael, Neta e Ayalร , le tre donne di “Nostro figlio”.

Yael รจ la moglie di Itai Zer, il nostro protagonista, nel momento in cui si svolge la vicenda, Neta รจ l'impiegata militare di cui s'รจ innamorato a vent'anni, quando era soldato semplice nella base israeliana dell'aviazione Hatzor, Ayalร  non la conosce ancora ed รจ la ex moglie di Avi Razi, ufficiale amministrativo dell'aviazione, ai tempi dell'esercito. Per me Avi Razi รจ una specie di Mastro di Chiavi/Guardia di Porte, colui che regola il flusso dei fantasmi che, in ogni momento, possono andarsene o tornare a tormentarci.

Non trovai il coraggio di andare alla base di Hatzor o in via Rogozin. Preferii lasciare che gli anni si sommassero ai ricordi fastidiosi, evitando tutto ciรฒ che potesse ravvivare la bruciatura. Bastava una frase a ricordarmi qualcosa - e io distoglievo lo sguardo dalla televisione, spegnevo la radio o cambiavo pagina del giornale.
Tutte donne toste quelle di Altaras, in un mondo di uomini che sembrano costretti ad accettare decisioni altrui, senza poter far altro che restare a guardare. Che cosa รจ successo ai tempi dell'esercito? Quale vicenda sgradevole e segreta lega Itai, Neta e Avi Razi? Perchรฉ quest'ultimo ritorna improvvisamente dal passato?

Razi mi ha telefonato al lavoro, al Centro Programmi Scolastici di Carattere Scientifico, e mi ha detto d'avermi intravisto per caso sotto l'edificio del Comune, vicino al monumento dedicato a Rabin, in compagnia di una giovane donna con i capelli corti che teneva in braccio un bambino. [...] Io sono l'unica persona che lo puรฒ aiutare. Dobbiamo incontrarci, ha detto, รจ questione vitale.
Presente e passato si sovrappongono, scontrandosi, nel tentativo di risolvere i torti ricevuti, in mezzo a
“la luce dei frutteti del sud”, entrambi a pervadere, dopo l'uscita di Ashdod, la strada verso sud, in direzione dell'incrocio Masmia, fino alla [fatidica] base numero quattro.

La tensione รจ alta in tutte le pagine del romanzo e viene risolta in modo inaspettato; per un bel po' non sappiamo bene cosa succede, lo possiamo intendere, immaginare poichรฉ, per dirla alla Flannery O'Connor, si รจ raccontato di piรน mostrando cosa accade attorno alla vicenda che toccando direttamente la vicenda stessa, con un linguaggio che sempre mi sorprende per pacatezza, eleganza, precisione e ironia, in pieno contrasto con l'elemento drammatico narrato, ma doppiamente efficace, poichรฉ da lettori si ha la percezione che tutto si svolga attorno a noi.

Per nostra fortuna, domani, Alon Altaras, in dialogo con Enrico Palandri, ci racconta “Nostro figlio” in Libreria. A presto, dunque!


NOSTRO FIGLIO di Alon Altaras
traduzione dall'ebraico di Aline Cendon e Alon Altaras
edizioni Atmosphere Libri

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