GIUGNOIPERBOREA




La libreria Marco Polo ha dedicato il mese di Giugno alla casa editrice Iperborea. Ecco i libri che abbiamo letto durante questo mese. 




I RICORDI MI GUARDANO
di Tomas Tranströmer

traduzione e postfazione di Enrico Tiozzo
con una nota di Fulvio Ferrari

"«La mia vita». Quando penso a queste parole mi vedo davanti una scia di luce. Guardando più da vicino, la scia di luce ha la forma di una cometa, con una testa e una coda. L'estremità più luminosa, la testa, è l'infanzia e l'adolescenza. Il nucleo, la parte più densa, sono quei primissimi anni in cui vengono definiti i tratti fondamentali della nostra esistenza. Cerco di ricordare, cerco di arrivare fino a là. Ma è difficile muoversi in quelle regioni compatte, è pericoloso, mi dà come la sensazione di avvicinarmi alla morte. Poi la cometa si dirada - è la parte più lunga, la coda. Diventa man mano più rarefatta, ma anche più ampia. Ora sono a uno stadio avanzato della coda, ho sessant'anni quando scrivo queste righe."


Tomas Tranströmer, svedese, è poeta, scrittore e traduttore, psicologo. Nel 2011 ha ricevuto il Nobel per la Letteratura.


MORTE DI UN APICULTORE
di Lars Gustafsson




traduzione e postfazione di Carmen Giorgetti Cima

"Di fronte a una singola ape morta si è del tutto indifferenti; la si scopa via, semplicemente. 
Il fatto curioso è che le api hanno esattamente lo stesso atteggiamento. Una così totale mancanza di interesse per la morte altrui non si trova in molte altre specie animali. Se io schiaccio un paio di api nell'inserire un po' troppo distrattamente un'arnia, le altre le trascinano via quasi come se si trattasse di pezzi meccanici rotti. Ma anzitutto si occupano sempre del miele, se ce n'è.
Pensate se anche le api stesse la vedono così? Che è nello sciame che esiste l'individualità, l'intelligenza.
Ci sono sciami dalla personalità molto marcata. Ci sono sciami pigri e zelanti, aggressivi e miti. Ne esistono persino di frivoli e di bohémien, il cielo sa se non esistono sciami dotati di senso dell'umorismo e sciami che ne sono privi.
Guardateli quando sono presi dalla febbre di sciamare! Esattamente come un essere umano nervoso, insofferente, capriccioso. Un pessimo amante, senza alcuna pazienza.
E la singola ape è altrettanto impersonale di un bullone o di una vite nel meccanismo d'un orologio."

La confusa sensazione di non avere mai vissuto, di essere spettatori di una vita che qualcun altro vive al nostro posto, è una delle costanti della letteratura del nostro tempo. Come per Kundera "la vita è altrove", allo stesso modo i personaggi di Gustafsson si sentono "al di fuori" di tutto, estranei abitanti di "un universo in cui nessuno è di casa".

Lars Gustafsson, nato nel 1936 è tra i più internazionali e più tradotti scrittori svedesi contemporanei. Iperborea ha pubblicato nove suoi romanzi tra cui l'ultimo "Le bianche braccia della signora Sorgedahl".



LE BIANCHE BRACCIA DELLA SIGNORA SORGEDAHL
di Lars Gustafsson

traduzione di Carmen Giorgetti Cima

"Ogni tanto d'estate vado in Svezia, ma più spesso in Scozia. E a Venezia, dove la Biblioteca Marciana conserva i manoscritti che nessuno ha ancora pubblicato. Se la povera umanità avesse idea di quanti manoscritti inediti esistono! Probabilmente la povera umanità si limiterebbe a sbadigliare. La vita, in altre parole, mi ha lasciato nel complesso in pace. E io posso dire quasi la stessa cosa di me nei suoi confronti. Anche se naturalmente ogni tanto ho quella nota sensazione di avere vissuto questa vita invece di qualche altra. Del resto chi non ce l'ha? È facile dimenticare che in questo sistema di tempi complicato in modo quasi sovrumano ce ne siano molte di più. Alcune forse si trovano, se dobbiamo credere al vecchio professor Gibbs, il cosmologo, proprio qui accanto. Conservate nelle pieghe invisibili del tempo che è visibile ai miei occhi. Il mio tempo attuale, su cui non c'è molto da dire. In realtà. E che è così diverso dal tempo di allora. Le strade, le nevicate, l'odore di sigarette e di adolescenza. La signora Sorgedahl e le sue belle bianche braccia che una volta mi incantavano."

E se non fossi mai esistito? Si chiede un ex professore di filosofia a Oxford, che come uno sciamano ha imparato a liberare l'anima dal corpo per viaggiare indietro nel tempo e scoprire il sottile confine tra memoria e sogno. Forse è per questo che tutti i ricordi lo riportano a un anno, il 1954, quando nella nativa Vasteras arrivò la più forte grandinata estiva della storia, ma soprattutto arrivò lei, la signora Sorgedahl.

Lars Gustafsson, filosofo, matematico, poeta e romanziere è uno dei più tradotti scrittori scandinavi contemporanei, definito il "Borges svedese" per la sua capacità di fondere fantasia, erudizione e riflessione filosofica. Tra i romanzi pubblicati da Iperborea Casa Editrice, Morte di un apicultore, Il pomeriggio di un piastrellista e Storia con cane.




PRIGIONIERI DEL PARADISO 
di Arto Paasilinna

tradotto da Marcello Ganassini

"Sorvolavamo l'Oceano Pacifico su un aereo a reazione britannico, un Trident. Era notte e infuriava la tempesta. Lo steward, un tipico giovanotto inglese dal naso lungo, venne a sedersi nel posto di fianco a me e mi disse in tono conciliante: "Tempo malefico per viaggiare, si balla come dannati!" [...] Gli chiesi un succo di frutta. Si alzò per soddisfare la mia richiesta. All'ultimo momento cambiai idea e domandai se potevo avere un wisky. Spiegai che in simili condizioni era forse più confortante."

Un aereo su cui viaggia una missione Onu, dopo un ammarraggio di fortuna, è costretto in un angolo sperduto dell'arcipelago indonesiano. I superstiti - una colorita combriccola di infermiere svedesi, taglialegna e ostetriche finlandesi, medici norvegesi, piloti e hostess inglesi - riescono per miracolo a raggiungere una spiaggia circondata da una giungla impenetrabile. Superato lo sconforto iniziale, la comunità di naufraghi si dedica con crescente allegria all'organizzazione della sopravvivenza sull'isola tropicale.

Ex guardiaboschi, ex giornalista, ex poeta, Arto Paasilinna è nato a Kittila nel 1942. Autore culto in Finlandia, è molto amato anche all'estero per il travolgente humour e la capacità di raccontare ridendo anche le storie più tragiche. Iperborea Casa Editrice ha pubblicato dodici romanzi.



PURA RAZZA BIANCA
di Frank Westerman.

Il libro di oggi di #GiugnoIperborea racconta, fondendo il diario personale, il saggio antropologico e il reportage di viaggio, la storia di una particolare razza di cavalli, i lipizzani, che derivano il loro nome da Lipizza, vicino a Trieste, dove gli Asburgo avevano stabilito i loro maneggi imperiali.

Cosa hanno di particolare questi cavalli? Sono bianchi candidi da adulti, sono particolarmente eleganti e flessuosi, sono animali nati per gli imperatori, sono una razza equina completamente creata dall'uomo (la più antica) che è stata per secoli ricercata dai potenti. Una razza desiderata e contesa anche da Hitler e Stalin, dittatori che hanno voluto mettere in pratica a livello sociale e "biologico" sulle popolazioni da loro controllate i principi di perfezionamento incarnati dai lipizzani. Ripercorrere la storia di questi cavalli è un viaggio alla scoperta di una storia minore (anche personale dell'autore) che attraversa ed illumina la grande storia, quella con la esse maiuscola.

...Il lipizzano è stato l'espressione più alta del cavallo. Tra tutte le razze è quella che più si è avvicinata ai baluardi del potere. Lo si è visto esibirsi all'incoronazione dello scià, di sovrani parvenu e dittatori del terzo mondo - e perfino a Washington, al giuramento presidenziale di Ronald Reagan nel 1981. Che cosa c'è in questo animale che tanto attrae questi uomini? La sua forza, così controllata? Il dressage? O magari quel manto bianco con la sua sottintesa idea di purezza? La razza umana non si lascia altrettanto plasmare e piegare nonostante tutta la sua sapienza e conoscenza...



IL MUGNAIO URLANTE
di Arto Paasilinna

Non si sa da dove venga, non si conosce il suo passato. Il paese lo considera mezzo matto, o tutto matto, perchè a volte ulula, si allontana dagli altri e di notte ulula, come i lupi. Lui non è matto, è uno spirito libero, onestà e comprensione dà, onestà e comprensione pretende, del resto non gli interessa, delle convenzioni non si cura, se ha voglia di ululare perchè è triste o felice, lo fa. Uno spirito libero e un cuore grande, chi ha un minimo di apertura al prossimo, chi ha un cuore, lo capisce; per gli altri è solo un diverso, un pericoloso diverso. In questa commedia, con il tocco leggero e umoristico che Paasilinna sa avere, si mette in scena il desiderio di libertà e la necessità di difenderla dalla società che ci vorrebbe tutti uguali.






L'IMPERATORE DI PORTUGALLIA 
di Selma Lagerlöt

traduzione di Adamaria Terziani

"Per quanto vecchio diventasse, Jan Andersson di Skrolycka non potè mai stancarsi di raccontare di quel giorno in cui la sua bimbetta era venuta al mondo.
Era uscito presto quel mattino per andare a cercare la levatrice e altra gente che potesse aiutarlo; poi per tutto il resto della mattinata e per un buon tratto del pomeriggio era rimasto a sedere sul ceppo della legnania, senza aver altro da fare che aspettare. [...] Chissà se qualcuno pensa che sono contento di vedermi arrivare questo bambino", brontolò Jan mentre se ne stava lì seduto; e diede un calcio a un legnetto secco, facendolo volare fuori nel cortile."

Selma Lagerlöt (1858-1940), nata a Mårbacka nel Värmland, premio Nobel nel 1909, prima donna eletta fra gli Accademici di Svezia, è forse la scrittrice svedese più nota al mondo.

L'Imperatore di Portugallia - è un romanzo sull'amore, la sua nostalgia, le sue proiezioni, la sua vera o apparente follia... d'un padre, d'una figlia e se notizie non giungono, si possono sempre inventare!



TRASH EUROPEO. Quattordici modi per ricordare mio padre
di Ulf Peter Hallberg

traduzione e postfazione di Massimo Ciaravolo

"Apro la porta ed entro nell'appartamento di mio padre, dove lui non c'è più. Già dall'ingresso ho come l'impressione che sia in cucina a preparare il caffè e che si volti rapido a guardarmi. In quel silenzio estraneo si liberano visioni e ricordi: come mi veniva incontro con quella scintilla negli occhi, come pronunciava il mio nome e mi squadrava per vedere se ero stanco; la comunione di una vita intera, dall'infanzia all'età adulta, la naturalezza dei suoi movimenti lenti, la mia impazienza e la mia gioia. Su tutto ora l'ombra di un silenzio irrevocabile e di sole tenebre. Tutti i quadri e gli oggetti mi parlano di lui, del suo ordine, della dedizione e della cura del collezionista. So che ora tutto si disperderà, ma gli oggetti ancora oppongono resistenza, ancora gli appartengono, per quanto lui se ne sia andato lasciandoli qui, nell'appartamento."

Seduto su una panchina di Central Park, Hallberg orecchia l'espressione "trash europeo" e capisce che quello sarà il titolo del libro in cui racconta la vita del padre raccogliendo la sua preziosa eredità: dipinti, fotografie, ritagli di giornale, cianfrusaglie, storie di cinema dalla Garbo al neorealismo italiano, a "Blade Runner".

Ulf Peter Hallberg, nato a Malmo e residente a Berlino, è uno degli scrittori svedesi dalla prospettiva più europea e cosmopolita. Autore di teatro e cinema, si è affermato con un genere originale tra romanzo e saggio. Suoi anche "Lo sguardo del flaneur" e "Il calcio rubato".



NAIF.SUPER
di Erlend Loe

Ci sono giorni che anch'io vorrei chiudermi in casa e passare la giornata a pestare con un martello di legno sul banco da falegname come il protagonsita del libro. Un modo per non pensare, una terapia insolita ma che fa star bene.

"Voglio qualcosa che:
possa aiutarmi a sfogare l'aggressività che ho dentro
abbia colori forti
faccia rumore
mi faccia dimenticare il tempo"

Ha venticinque anni il protagonista del libro, sta facendo l'università e va in crisi. Non sa più cosa fare, non riesce a capire il senso, il senso di tutto. Si ritira, dall'università, dalla vita, si chiude nell'appartamento che il fratello gli lascia libero per alcuni mesi. Da lì ha pochi contatti: con un suo amico meteorologo sperduto su al nord con cui ha surreali scambi via fax (tipo l'elenco di quello che li entusiasmava da piccoli); con un bambino che abita nello stesso condominio. Con calma e gradualità si aprirà nuovamente al mondo, grazie anche ad un viaggio a New York, invitato dal fratello, dove comunque andrà insieme al suo banco da falegname e farà martellare anche il fratello.

"E ieri sono riuscito a farlo martellare.
Abbiamo spento la televisione e siamo rimasti a chiacchierare. Di ragazze. Mio fratello è sempre stato un po' ambivalente riguardo alle ragazze. Vuole sia averle sia non averle..
Gli dico che non può. Non può avere una ragazza e insieme non averla. Non allo stesso tempo. [...]
Mi ha raccontato dell'ultima ragazza con cui stava. Sembrava che dovessero arrivare fino in fondo. Ma poi mio fratello ha cambiato idea e ha rovinato tutto. E la cosa peggiore è che non ha mai ben capito perchè l'ha fatto. Era solo una sensazione. Pensava che forse con un'altra ragazza poteva essere anche meglio. Andava già bene, ma forse avrebbe potuto essere ancora meglio. Con un'altra.
Così l'ha piantata. E adesso se ne pente. Ogni giorno. Dopo averlo detto è rimasto a lungo zitto scuotendo la testa. Mi faceva pena. Ho preso il banco da falegname e con molta discrezione l'ho messo davanti a lui. Poi gli ho dato il martello, e quando lui l'ha preso in mano lanciandomi un'occhiata interrogativa, ho annuito lentamente. Così ha cominciato a martellare. A un ritmo tranquillo e poco complicato ha martellato dentro tutti i chiodi e ha girato il banco parecchie volte. Nessuno di noi diceva nulla. Sentivo che eravamo molto vicini mentre martellava."

Ottima descrizione di un rapporto fra uomini, dove tante parole non servono o non si sanno usare.
Qualcuno mi presta un banco da falegname?

Di Erlend Loe (norvegese) in Italia sono pubblicati da Iperborea: Naif. Super, Tutto sulla Finlandia, Doppler. Vita con l'alce, Volvo



CHE NE È STATO DI TE, BUZZ ALDRIN? 
di Johan Harstad

traduzione e postfazione di Maria Valeria D'Avino

"Quella sera avevo una funzione. Colmavo un vuoto. Ero verde. Un puntino verde in quel quadro azzurro. Ero l'isola deserta che fa sembrare il mare così grande."


Chi si ricorda di Buzz Aldrin, il secondo uomo che ha messo piede sulla luna dopo Neil Armstrong? Per Mattias, nato proprio nella notte di quel 20 luglio 1969, il capitano Edwin "Buzz" Aldrin è un idolo, simbolo di chi svolge il suo compito e sparisce nella folla, contento di fare la sua parte. Non tutti vogliono essere il numero uno, e Mattias si è ostinatamente votato all'invisibilità: "How to disappear completely", dice una canzone dei Radiohead.

La nostra fame per le voci presenti non si placa e arriva su su sino al Nord, il nostro Johan Harstad è nato, infatti, nel 1979 a Stavanger in Norvegia e, prima di "Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?", ha debuttato con una raccolta di racconti.



DOPPLER. VITA CON L'ALCE 
di Erlend Loe

traduzione e postfazione di Cristina Falcinella

"Prima di andare a dormire sia io che Bongo pisciamo nel solito posto ammirando la città e il fiordo. È una serata fredda e mi accorgo che delle finestre sono accese all'Istituto di Meteorologia. Si vede che lavorano giorno e notte, penso. Il tempo va messo dentro dei cerchi e si devono fare osservazioni e stabilire modelli. Un lavoro senza fine. Il tempo non si ferma e neanche si prende mai pause. E la neve si fa attendere. L'anno scorso è arrivata presto ed è rimasta a lungo. Era bianco già da ottobre, mentre quest'anno non c'è neve in vista. Nient'altro che sole e pura gioia tra la gente. Io invece preferisco la neve. È l'unico tempo che mi piace davvero. Niente mi rende meno scontento di una nevicata. Posso stare ore alla finestra a guardarla scendere. Il silenzio della neve che cade. Un po' serve. Il meglio è avere una luce contro cui guardarla, per esempio un lampione. Oppure uscire e lasciarla semplicemente depositare. Questa è ricchezza. È più divertente di qualsiasi cosa ci si possa inventare. E ancora più bello è spalarla. Non ne ho mai abbastanza. Inoltre mi piace che agli altri non piaccia la neve."

Insofferente per natura a tante convenzioni, ciò che mi ha attirato di questo libro è stato il retro di copertina che, così, recita:
Non fare nulla. Annoiarsi fino a sentirsi felici. È questo lo scopo di Andreas Doppler, professionista esemplare e ineccepibile padre di famiglia, quando decide di trasferirsi in una tenda in un bosco a poca distanza dalla casa confortevole dove continuano a vivere una minacciosa moglie incinta e due figli già tragicamente incanalati verso quella vita che sta cercando di sfuggire".
E poi mi colpisce sempre, in questi scrittori nordici, la presenza della Natura, forte e contenibile sino a un certo punto.

Erlend Loe, romanziere, giornalista, sceneggiatore e autore di libri per bambini, è uno dei più originali scrittori norvegesi. Nato a Trondheim nel 1969, è diventato autore di culto in tutta la Scandinavia grazie a "Naif.Super". Iperborea Casa Editrice ha pubblicato anche "Tutto sulla Finlandia" e "Volvo".



LA VITA PERFETTA DI WILLIAM SIDIS
di Morten Brask

Un libro anomalo nel catalogo Iperborea, un libro di autore danese ma di ambientazione e di personaggi che nulla hanno a che fare con il Nord Europa.

Siamo negli Stati Uniti di inizio '900, il protagonista è William Sidis, un genio. Il racconto segue due piani temporali, il passato e il presente di William.

Il passato è la promessa, il bambino che riesce a fare cose straordinarie, sin dai primissimi mesi. E' un genio. Di sicuro. Ma è anche frutto dell'opera di istruzione e di allenamento/allevamento dei suoi genitori.

Il presente è la disfatta. La promessa non è stata mantenuta, adesso William cerca la normalità, non vuole essere riconosciuto, non riesce a mantenere un lavoro per più di qualche giorno, cerca di nascondere le proprie capacità ma lo scoprono sempre.

In mezzo, fra il passato che prometteva e il presente che delude, c'è stato il culmine della sua vita, anzi l'unico momento che si è sentito vivo e non solo intelligente: l'amore, la ribellione. Il culmine è anche l'inizio della tragedia.

Lo si può leggere come la storia di una persona speciale, di un genio che non è riuscito a realizzare le sue potenzialità, uno dei tanti che nell'arco della loro vita ha sprecato i propri talenti.
Ma non è la sola lettura: quella che mi piace di più è la lotta disperata di un figlio contro lo strapotere dei genitori, la sua ribellione che prevede l'auto-annullamento.
All'ufficio di collocamento gli hanno fatto fare un test e ha risposto a tutte le domande. L'impiegato gli dice che ha imbrogliato, nessuno ha mai risposto a tutte le domande. Alla fine, impietosito, gli permette di fare un altro test.

"Sono sempre gli stessi esercizi che si trova davanti nel nuovo test: serie di numeri correlati in cui deve trovare il successivo, gruppi di parole da categorizzare, figure geometriche da confrontare. William guarda le domande, sfoglia le pagine. Deve compilarle in un altro modo se vuole superarlo. A quante domande deve rispondere? Che cosa si aspettano che faccia? Come si può raggiungere un punteggio abbastanza alto da fargli passare la prova e ottenere un lavoro ma non così alto da destare sospetti di imbroglio?"

Una vita con il freno a mano tirato: è un caso unico? Forse solo lui ne è cosciente, molti di noi hanno il freno tirato e non lo sanno nemmeno: "Che cosa si aspettano che faccia?"



VIA DALLA TRINCEA
di Kari Hotakainen

Ci sono editori bravi ed editori bravi e scherzosi. Di questo secondo schieramento fa parte qualcuno di Iperborea che mi ha detto "Tieni, leggi questo libro, fa per te!".
E io, ci sono cascato.
"Appartenevo a quei reparti che per primi, in Finlandia, si erano dedicati esclusivamente al fronte domestico e all'emancipazione del mondo femminile. E posso affermarlo con assoluto distacco e senza implicare nessun motivo di conflitto tra i sessi.
Un militante del fronte domestico si occupa delle faccende di casa e si mostra comprensivo nei riguardi delle donne. Nel corso della mia vita coniugale mi ero consacrato a tutto ciò che i nostri padri si erano assolutamente guardati dal fare. Lavare, cucinare, pulire, lasciare a lei del tempo per sè, difendere i comuni interessi nei riguardi della società. Ascoltare per ore le sue recriminazioni sul lavoro, intuire le più infime variazioni di umore e le sue sempre diversificate richieste di tenerezza. Mettere in campo manovre di ampio raggio per liberarla dai fornelli. Essere sempre all'erta per il vettovagliamento non appena tornava a casa sfinita."

Matti è stato lasciato dalla moglie e per riconquistare lei e la loro bambina non si perde in chiacchiere e in rimpianti: si mette subito all'opera perchè ha un obiettivo, riportarle a casa, e sa come fare, comprare una casa di legno con giardino.

Un romanzo che prende in giro un'intera nazione contrapponendo i problemi di queste persone, Matti e sua moglie, i vicini di casa che non sopportano il fumo del vicino, i proprietari di casa, gli immobiliaristi, tutto il mondo che ruota intorno a queste case e dall'altra parte l'origine di queste case, le prime essendo state costruite per i reduci della seconda guerra mondiale. Ma la guerra che quella generazione ha combattuto non è nulla con la guerra che la generazione di Matti deve combattere:

"Si erano battuti per difendere questa terra, ma il loro tempo era passato. Mi avevano lasciato in eredità il loro modo di parlare a monosillabi e il loro sacro terrore delle donne.

Non mi avevano insegnato niente che potesse servirmi per badare a una casa. Non avevano mai cambiato un pannolino che fosse uno, mai preparato una pasta al forno, per non parlare di spupazzare per ore, tra camera da letto e cucina, un pargolo con l'otite. Avevano liberato il paese, ma la liberazione delle donne e la gestione del fronte domestico le avevano lasciate alla mia generazione."

Caduto sul fronte domestico; Matti apre il fronte immobiliare alla ricerca di una sua soluzione privata al "grande sport nazionale" della Finlandia, il divorzio.

Ecco, io non cerco una casa singola con giardino....



LE VOLPI VENGONO DI NOTTE 
di Cees Nooteboom

traduzione di Fulvio Ferrari, postfazione di Marta Morazzoni

"Le gondole sono ataviche: non ricordava dove l'avesse letto e non voleva nemmeno starci a pensare, perché altrimenti, ne era convinto, il pathos dell'istante si sarebbe in parte dissolto. Un sole basso, la nera forma d'uccello di una gondola nella nebbia sulla laguna, le pesanti briccole, solitaria falange in marcia che si perdeva in lontananza nella sua missione di morte e distruzione sull'invisibile riva opposta, e lui lì, sulla Riva degli Schiavoni, con una foto ingiallita e mezzo strappata tra le mani: se non era pathos quello..."

E poi una donna dai capelli rossi, il vagabondare "la sera lungo scafi di donna", il tentativo di chiudere un cerchio ampio decine d'anni.

Cees Nooteboom (l'Aja, 1933) vive tra Olanda, Spagna e il mondo, facendo del viaggiare la sua filosofia. Rivelatosi a soli ventidue anni con "Philip e gli altri", autore di romanzi, poesie, saggi e libri di viaggio, vincitore dei massimi premi e riconoscimenti internazionale.



PERCHÈ I BAMBINI DEVONO UBBIDIRE?
di Stig Dagerman.

In questa piccola antologia ci sono racconti, poesie, immagini, riflessioni di bambini e attorno ai bambini, che son tutti poeti, all'essere genitore e all'educazione (chi educa chi?). Traduzione e postfazione di Fulvio Ferrari.



Stig Dagerman (1923-1954) è stato un bambino abbandonato dai genitori e cresciuto dai nonni, nelle campagne svedesi; è stato un anarchico e un genio che ha pensato di gestire il proprio talento in maniera definitiva. Forse, chissà, è andato proprio là, dove le stelle vanno davvero “a far la spesa alla Cooperativa!”.

[...] capitò che due bambini si rifiutassero di prendere sonno. [...] I genitori in un primo tempo cercarono pazientemente di rimetterli a letto, ma loro scattavano su come molle. […] Allora il padre ebbe un'idea. Disse ai ragazzini che se non volevano sentire ragioni, li avrebbe portati fuori a fare una lunga, lunga passeggiata nella notte. Fuori pioveva e c'era un buio pesto: finalmente calò il silenzio nella stanza dei bambini. “Salvi”, sospirarono i genitori sollevati. Finché non scoprirono la ragione di quel silenzio: i bambini si erano precipitati a vestirsi per la passeggiata promessa. Non restava altro da fare che uscire nel buio e nella pioggia, i ragazzini erano spaventosamente svegli e l'ingenuo padre si rese conto che quella che per lui doveva essere una punizione agli occhi dei figli era invece una fantastica avventura. Soli nel bosco, per strada, nel cuore della notte, mentre le volpi sono a caccia e tutti gli altri bambini dormono! […]
“Le stelle continueranno a seguirci, papà?”
“Sì.”
“Fino alla Cooperativa?”
“Mmh.”
“Ma cosa ci vanno a fare alla Cooperativa?”
“?”
Fu una passeggiata memorabile, si fermarono e restarono a lungo ad ascoltare il mormorio notturno di un ruscello, alla fine il padre si sentì pervadere di dolcezza. Arrivò qualcuno in bicicletta e il padre, vergognandosi, cercò di nascondersi dietro un cespuglio insieme ai bambini. Ma il ciclista aveva sentito le voci dei piccoli, si fermò e illuminò i due ragazzini, non il padre che si era tirato indietro.
“Dove state andando voi?” domandò sospettoso.
E il più piccolo rispose esultante:
“Andiamo al night club.”
Quando la famiglia rientrò dal night club i bambini si addormentarono immediatamente, ma il padre rimase un po' sveglio a riflettere sull'educazione. Cominciava a capire qualcosa a proposito dell'educatore ideale di cui parlava Swift, talmente ideale da sapere perfino mutare una punizione in avventura e raggiungere comunque l'effetto desiderato.
Ma capita così di rado che le stelle vadano a far la spesa alla Cooperativa!



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